Le Memorie Missione Africa Orientale Italiana sono un preciso resoconto della prima esperienza missionaria in Africa della Suore Terziarie Cappuccine. Redatte da sr. Anna Maria Mela, missionaria cappuccina (1907-1976), costituiscono una significativa testimonianza di vita e d’impegno a servizio dei lebbrosi, degli orfani e dei poveri.
A seguito della conquista dell’Abissinia da parte dell’Italia, nel 1935, i missionari Cappuccini francesi che si trovavano ad Harar furono rimpatriati e sostituiti da quelli di nazionalità italiana. P. Callisto da Sestri Ponente, Superiore dei Missionari Cappuccini genovesi, consigliò a mons. Andrea Jarosseau, vescovo di lì e cappuccino della Provincia di Toulouse, di far richiesta delle Cappuccine di Madre Rubatto per sostituire le Religiose Francescane di Calais che operavano in quella Missione da più di quarant’anni.
Il primo gruppo di Missionarie partì per Abissinia l’11 luglio 1937 e giunse ad Harar il 26 «dopo 11 giorni di navigazione (linea Genova-Gibuti, Somalia francese), 16 ore di trenino (Gibuti-Dire Daua) e tre ore e più di camion-merci da Dire-Daua ad Harar, rendendo grazie a Dio, francescanamente liete e volenterose».
Alle cure delle Cappuccine venne affidato il Lebbrosario di Sant’Antonio, l’Ospedale militare, l’Ospedale indigeno -che accoglieva in massima parte i poveri affetti da malattie croniche-, l’Orfanatrofio femminile e il Seminario indigeno.
Altre tre partenze dall’Italia si sarebbero succedute per la Missione alla quale l’Istituto avrebbe destinato, in soli tre anni e mezzo, ben ventidue Suore. Purtroppo l’avventura abissina venne drammaticamente interrotta nel novembre 1942 dall’ occupazione del Paese da parte degli Inglesi che portò all’immediato rimpatrio dei missionari italiani, e alla confisca di tutti i beni della Missione.
Le Memorie, che narrano vicende avvenute dal 30 giugno 1937 al 16 giugno 1944, sono parte della documentazione conservata nell’ASCG, Fondo Curia generale Istituto Suore Cappuccine Madre Rubatto, serie Missioni.
Il presente documento è una filza di 527 pagine dattiloscritte, priva di coperta, redatto inizialmente ad Harrar e, dopo il novembre del 1942 fino al giugno del 1944, nella Casa-madre dell’Istituto a Loano.