Sr. Maria Geltrude di san Giuseppe (al secolo Anna Toselli) nasce il 18 giugno 1863 a Peveragno, in provincia di Cuneo, da Stefano e Catterina Gandolfo.
È nel gruppo delle cinque prime Terziarie Cappuccine che vestono l’abito a Loano il 23 gennaio 1885. Successivamente la stessa Fondatrice, in una lettera a p. Bernardo da Andermatt ofmcap, Ministro generale, ne traccia alcuni tratti biografici
«(…) Questa giovane fu accettata dal Rev.do Padre Stanislao, di felice memoria, ed è stata una delle prime cinque che vestirono l’abito religioso nella nostra Comunità (…)» (Montevideo, 29 luglio 1896)1
A Loano emette pure i primi Voti il 17 settembre del 1886 ma non riuscirà ad emettere quelli perpetui perché la morte la raggiunge, dopo una lunga malattia, in terra americana, a Montevideo, il 18 luglio 1896.
Sr. M. Geltrude era partita da Genova il 3 dicembre 1892 per raggiungere Madre Rubatto a Montevideo. Dal 1893 è nominata Delegata Provinciale e prima Superiora locale, confermata come tale nel I Capitolo generale del 26 giugno 1894.
Il 9 maggio 1896 Madre Rubatto, in due lettere, accenna al suo cattivo stato di salute e lamenta di non aver ancora ricevuto da Genova i documenti della Suora:
Sr. M. Geltrude era partita da Genova il 3 dicembre 1892 per raggiungere Madre Rubatto a Montevideo. Dal 1893 è nominata Delegata Provinciale e prima Superiora locale, confermata come tale nel I Capitolo generale del 26 giugno 1894.
Il 9 maggio 1896 Madre Rubatto, in due lettere, accenna al suo cattivo stato di salute e lamenta di non aver ancora ricevuto da Genova i documenti della Suora:
«(…) Qui abbiamo Suor Geltrude che va peggiorando, e sono in pena perché tra le carte la Vicaria si dimenticò di mandarmi quella di S. Remo, è la più importante. Ora scrissi me la spedisse subito, ma chissà se arriverà ancora in tempo, e non abbiamo noi a passare dei dispiaceri e danno alla Comunità pei partenti di detta Suora» (Montevideo, 9 luglio 1896)2
Nel giro di una settimana la situazione si aggrava ulteriormente: «(…) Ho la Suora moribonda e non ho ancora potuto uscire di casa, appena potrò mi farò dovere di venire a pagarle la lana (…)» (Montevideo, 17 luglio 1896)3 e il 29 luglio sr. M. Francesca da relazione della malattia e della morte a p. Giuseppe da Genova ofmcap;
«(…) fatto eccezione il peccato, per me la pena più grande è quella della perdita delle Suore, ed anche questa alle tante altre volle il Signore che provassi in quest’America. Il giorno 18 del corrente, alle ore 10 pom. la nostra povera Suor Geltrude veniva chiamata ad unirsi alle altre care nostre sorelle che già passarono all’altra vita. Non può immaginare il patire che facemmo per questa povera Suora pel modo che la vedevamo soffrire. Il Dottore diceva di non sapere dove prendesse l’esistenza; più volte fece l’alternativa di andare in fin di vita che ci credevamo spirasse, e di nuovo ripigliava un po’ di forza e proseguiva alcun tempo così. Tenne poi pochi giorni di letto, e l’assicuro che gli ultimi otto giorni furono una lenta agonia, sì che si sosteneva in vita a forza di respirazione artificiale ad ossigeno. In questa dolorosa circostanza abbiamo avuto una prova della stima ed affezione che in questa Montevideo hanno per noi. La salma della Suora l’abbiamo collocata esposta nella nostra Cappella dove si celebrarono tre Messe. Pel funerale v’erano due Vescovi (…), Monsignori, Sacerdoti, vari rappresentanti delle Comunità religiose, i nostri R.R. Padri, vari Signori e Signore. In seguito si accompagnò al cimitero vicino alla casa della “Nuevo Paris”, dove ottenni da un buon Signore di porre la nostra defunta in una cripta del medesimo (…)» (Montevideo, 29 luglio 1896)4;
e al Ministro generale:
«(…) Da qualche mese in qua passai dei giorni da non sapere neppure più che mi facessi. Mi trovavo qui con una Suora da tre anni ammalata, ed in questi ultimi mesi ridotta a un tale stato che non potevo scostarmi da essa; si figuri che passò otto giorni di lenta agonia, infine ai 18 del corrente alle 10 pom. spirò. Poverina! Sofferse sì lunga malattia con una rassegnazione, con una pazienza, che ci fu proprio di edificazione (…) è il primo fiore che, dal nostro Istituto in queste Missioni, venne trasportata al paradiso. Mi promise che avrebbe pregato tanto per la Comunità chè il Signore ne continuasse le sue benedizioni, e spero davvero di avere una protettrice in cielo (…)» (Montevideo, 29 luglio 1896) 5.
«(…) Da qualche mese in qua passai dei giorni da non sapere neppure più che mi facessi. Mi trovavo qui con una Suora da tre anni ammalata, ed in questi ultimi mesi ridotta a un tale stato che non potevo scostarmi da essa; si figuri che passò otto giorni di lenta agonia, infine ai 18 del corrente alle 10 pom. spirò. Poverina! Sofferse sì lunga malattia con una rassegnazione, con una pazienza, che ci fu proprio di edificazione (…) è il primo fiore che, dal nostro Istituto in queste Missioni, venne trasportata al paradiso. Mi promise che avrebbe pregato tanto per la Comunità chè il Signore ne continuasse le sue benedizioni, e spero davvero di avere una protettrice in cielo (…)» (Montevideo, 29 luglio 1896) 5.
1 MARIA FRANCESCA DI GESÙ, Lettere, Genova, 1995, p. 70, 2016.
2 Ivi, pp. 64-65.
3 Ivi, p. 67.
4 Ivi, p. 69.
5 Ivi, pp. 70-71.
2 Ivi, pp. 64-65.
3 Ivi, p. 67.
4 Ivi, p. 69.
5 Ivi, pp. 70-71.