«(…) Dopo che la signora Marietta Elice si ritirò dal provvedere al necessario alla piccola comunità, a poco a poco si ritirava qualche camera nel minuscolo convento, sicchè le povere Suore si trovavano talmente ristrette che dovettero adibire la Cappella a laboratorio, dovendo ogni giorno fare molta fatica per preparare la Cappella ad uso di preghiera e poi ad uso di laboratorio.
Fu tolta anche la casetta posta nella villa [il Conventino n.d.A.] che serviva da laboratorio per le fanciulle esterne; fu tolto anche il permesso di passeggiare nella villa, il laboratorio delle esterne venne chiuso ma con tutto ciò le Suore si trovarono tanto ristrette che ne soffrivano. La Madre Francesca ne era impensierita. La Comunità cresceva di qualche soggetto. Che fare? Avendo del suo comprò un piccolo terreno in via delle Caselle dove le Suore potettero recarsi a prendere un po’ d’aria e a lavare le loro biancherie, [ma] si doveva pensare anche all’alloggio.
In quell’anno il Direttore dell’Ospizio Marino Piemontese, signor Granieri, che in quell’epoca aveva sede nel palazzo municipale occupando questo e l’unita torre, aveva chiamato le Suore per l’assistenza della colonia bagnante. La Madre Francesca chiese al Direttore il permesso di fermarsi le Suore nell’Ospizio, dopo terminata la stagione dei bagni. Ottenutolo alcune Suore si stabilirono colà, però, per non fare due fuochi, a titolo di economia e di povertà, poco dopo risolvette di mandare le Suore giovani e le postulanti a dormirvi, cosicchè tutte le sere, in pieno inverno, dopo la cena, si doveva lasciare il Conventino e recarsi all’Ospizio a dormire. Io sono testimonio oculare perché per tutto un inverno andai io stessa e accompagnavo le postulanti a spirar di vento, al piovere e al freddo. Al mattino si ritornava alla Chiesa dei Cappuccini a sentir Messa, fare la Comunione e poi [si tornava] al Convento.
La Madre Francesca c’inculcava molto di pregare mentre andavamo all’Ospizio, e qualche volta, allo scuro di luna, avevamo anche un po’ di paura ma, forti nella fede, recitavamo la corona di Gesù mio misericordia e quella di Vergine Maria, Madre di Gesù, fateci sante! e non ci colse mai nulla di male. Era ben disagioso recarsi fuori di casa per prendere aria, lavare la villetta e alla sera, una parte della Comunità, andare fuori a dormire: ciò che si durò [a fare] per più di un anno e mezzo. Il Signore vedendo, credo, la buona volontà e l’amore sincero verso di Lui, ci tolse da tanto disagio.
Nell’anno 1888 fu posta in vendita dagli eredi del fu Pietro Olivieri la Villa dirimpetto ai Cappuccini, detta dell’Angelo. Ne seppe il buon padre Feliciano, Guardiano del Convento di Loano: avvertì la Madre Francesca e la consigliò di comperare detta Villa, prevedendo che nel Conventino, sempre più ridotto, non avrebbero potuto continuare. La Villa costava lire 16000. La Madre Francesca non aveva tanto, ma gli eredi venditori si contentarono di ricevere il pagamento in due rate e così fu fatto l’atto. La seconda rata fu pagata più tardi. Fu la Marchesa Giorgina Tagliacarne credo, (non ne sono sicura), che diede alla Madre Francesca £ 6000 per saldare tutto. In questa Villa vi era una casetta abitabile ed essendo vicina al Conventino non fu tanto disagio dividersi per [andarvi] a dormire. In seguito, [col passar] degli anni si cominciò a fare qualche pezzettino di fabbricato e, poco alla volta, pezzo per pezzo, si costruì casa e Cappella, ora adibita a Noviziato. Nell’anno 1894 [le Suore] abbandonarono il Conventino e si ritirarono tutte nella Villa dell’Angelo dandogli il nome di Casa di san Giuseppe (…)»1.


1 ASCG, serie Cronaca, Storia dell’istituto di sr. M. Angelica Pisano: Memorie dei principi della casa di Loano.