Alle 19:34 di domenica 23 novembre1980una forte scossa di terremoto, della durata di circa 90 secondi,colpì un'area di 17.000km²che si estendeva dall'Irpinia al Vulture, zona a cavallo delle province di Avellino, Salerno e Potenza. Il sisma fece registrare delle scosse di magnitudo 6,5 della scala Richter e del X grado della scala Mercalli, con epicentro tra i comuni di Teora, Castelnuovo di Conza, e Conza della Campania causando circa 280.000 sfollati, 8.848 feriti e 2.914 morti. L'area era stata già colpita da numerosi terremoti nel corso dei secoli: nel 1694 (con 6.000 vittime), nel 1907 e 1910, nel 1930 (con 1.404 vittime) e l’ultima nel 1962 (con 17 vittime). L'entità drammatica del sisma non venne valutata subito, dato che l'interruzione totale delle telecomunicazioni aveva impedito di lanciare l'allarme, e soltanto a notte inoltrata si cominciò a evidenziarne la più vasta entità. Leggi di più
 Il 14 dicembre 1980 le Cappuccine della Provincia italiana decisero di rispondere all'appello della USMI e della CARITAS liguri mandando un primo gruppo di tre Suore a Colliano (Sa), uno dei paesi colpiti dal sisma, con cui era gemellata. Ogni mese si alternarono, alle prime tre sorelle (sr. Vincenza Leoni, sr. Gemma Barrea e sr. Maria Grazia Rebuffini), gruppi di due sorelle, fino all'ottobre 1981. In segno di riconoscenza desideriamo ricordarle tutte: sr. Cristina Madaschi e sr. Gemma Barera, sr. Alessandra Marcassoli e sr. Maria Salmoiraghi, sr. Alice Airoldi e sr. Silvana Locatelli, sr. Augusta Barni e sr. Laura Zenti, sr. Florida Figini e sr. Speranza Signori, sr. Santina Pievani e sr. Valeria Pirola, sr. Damiana Gheza e sr. Angela Birolini, sr. Onorata Birolini, sr. Attilia Imi, sr. Enrica Motta e sr. Benilde Birolini.

 «(…) Prendiamo i primi contatti con la gente di Colliano che, se all’inizio sembra diffidente, si mostra presto accogliente, semplice, fiduciosa. Dai giovani della Caritas che, per fare un censimento, hanno già visitato quasi tutte le famiglie, riceviamo indicazioni su come muoverci per raggiungere soprattutto i casolari isolati e dispersi nella campagna. Un po’ per giorno visitiamo varie famiglie e il nostro compito è quello di ascoltare, confortare, essere disponibili per piccoli servizi specie agli anziani o a chi sta poco bene di salute. Ricordano e vivono con le lacrime nel racconto, i terribili momenti della sera del terremoto.
 La prima frazione che visitiamo è Portella (…) le case non sono molto lesionate, però sono quasi tutte dichiarate inagibili e la gente entra in casa durante il giorno, ma di notte si ritira nelle roulottes o in qualche box. Dopo qualche giorno saliamo a Capuaccio, un gruppo di casolari staccati (…) pur essendo gente che non doveva frequentare molto la chiesa, date le distanze, riscontriamo che hanno fede e rispetto di Dio, del sacro (…) il giorno del nostro arrivo a Colliano, il 15 dicembre, è stato celebrato il matrimonio di due giovani sotto una tenda militare che funziona da ambulatorio medico. Cerimonia commovente, che ha emozionato fino al pianto quasi tutti i presenti, segno della vita che continua, e di speranza in un futuro che non muore. Gli sposi sono cugini di Anna e Massimo, fidanzati, che la sera del terremoto, trovandosi in automobile fermi sotto casa, sono rimasti sepolti dalle macerie. La loro mamma, che si trovava in casa, si è salvata (…)
 Natale, S. Messa di mezzanotte (…) All’offertorio, anziché i tradizionali doni del pane e del vino, vengono portati all’altare, da un soldato, una pietra raccolta tra le macerie e un attrezzo di lavoro; una mamma offre il suo bimbo, segno di un dolore che ha coinvolto piccoli e grandi, e che viene presentato a Dio (…) “Signore, tu che con potenza divina cambi il pane e il vino nel tuo Corpo e nel tuo Sangue, donaci l’intelligenza, la volontà e i mezzi affinchè questa pietra possa essere trasformata nelle nostre case che abbiamo perduto…”
(…)»1.



1ASCG, serie Missioni, sottoserie Colliano: Cronaca 2.