L’ASCG è rientrato in possesso della “Cronaca della Casa di Genova 1939-40-41-42-43-44-45-46-47”1 invia Madre Rubatto, sede della Curia generalizia fino al 1998, in seguito ad un recente versamento da parte della Curia della provincia italiana che la conservava nel suo archivio.
È un quaderno scolastico a righe (mm. 22x15x4) di pp. 140, foderato in cartoncino colorato (non originale) e ricucito dopo l’aggiunta di nn. 2 fascicoli sciolti. In essa sono riportati, con un linguaggio semplice e schietto, fatti salienti riguardanti la vita di comunità e delle singole Suore avvenuti tra il 1939 e il 1947. Il periodo bellico è narrato come memoriale, post factum, quello successivo, dal 1945 in poi, con stesura costante, in stile cronachistico.
Di seguito riportiamo alcune delle narrazioni riguardanti le vicissitudini patite dalle sorelle per il sostentamento non soltanto durante il terribile periodo bellico vissuto in Città, ma anche negli immediati anni successivi.
Il nostro pane quotidiano e…un maialino
I pericoli, la sofferenza, lo spavento
La presenza della Madre Fondatrice
Salvare anche le cose
La Cronista in più punti descrive le vicende della suppellettile della Casa di Genova, terminando immancabilmente con il ringraziamento al Signore perché, oltre alla vita della Suore rimaste, erano riuscite a salvare, a volte davvero in extremis, anche il mobilio e tutto il resto. In queste ricorrenti narrazioni, tuttavia, mai si ha la sensazione di un attaccamento venale alla ‘roba’, ma piuttosto di appartenenza ad un luogo e ad una storia, sentita come parte vitale dell’Istituto. La liberazione L'ospitalità alle Missionarie in partenza La Casa di Genova, a causa del Porto d’imbarco per destinazioni oltreoceano, è un crocevia di incontro di gruppi di Suore Missionarie in partenza per destinazioni oltreoceano. Dal modo in cui la Cronista annota queste brevi ospitalità, emerge il suo carattere pratico e, forse, essere stata in prima persona coinvolta a prepararla… La sede della Curia generale di Genova, anche se la Madre generale, le Consigliere, le Novizie e gran parte delle suore che facevano parte della Comunità, si erano trasferite nella Casa-madre di Loano, è rimasta aperta e attiva durante tutto il periodo bellico. Le suore rimaste hanno continuato, nonostante i pericoli e la precarietà del vivere, ad assistere gli infermi a domicilio e ad essere di conforto a quanti si rivolgevano alla loro preghiera e carità. Ci sembra altresì utile pubblicare un breve contributo storico alla città di Genova in quel dolente periodo e delle cui vicende le Cronache delle Terziarie riferiscono2.
La Cronista in più punti descrive le vicende della suppellettile della Casa di Genova, terminando immancabilmente con il ringraziamento al Signore perché, oltre alla vita della Suore rimaste, erano riuscite a salvare, a volte davvero in extremis, anche il mobilio e tutto il resto. In queste ricorrenti narrazioni, tuttavia, mai si ha la sensazione di un attaccamento venale alla ‘roba’, ma piuttosto di appartenenza ad un luogo e ad una storia, sentita come parte vitale dell’Istituto. La liberazione L'ospitalità alle Missionarie in partenza La Casa di Genova, a causa del Porto d’imbarco per destinazioni oltreoceano, è un crocevia di incontro di gruppi di Suore Missionarie in partenza per destinazioni oltreoceano. Dal modo in cui la Cronista annota queste brevi ospitalità, emerge il suo carattere pratico e, forse, essere stata in prima persona coinvolta a prepararla… La sede della Curia generale di Genova, anche se la Madre generale, le Consigliere, le Novizie e gran parte delle suore che facevano parte della Comunità, si erano trasferite nella Casa-madre di Loano, è rimasta aperta e attiva durante tutto il periodo bellico. Le suore rimaste hanno continuato, nonostante i pericoli e la precarietà del vivere, ad assistere gli infermi a domicilio e ad essere di conforto a quanti si rivolgevano alla loro preghiera e carità. Ci sembra altresì utile pubblicare un breve contributo storico alla città di Genova in quel dolente periodo e delle cui vicende le Cronache delle Terziarie riferiscono2.
Durante la seconda Guerra mondiale la città e il porto di Genova hanno costituito uno dei principali obiettivi dell'offesa aerea: purtroppo memorabili i bombardamenti dell'11 giugno 1940, dell'ottobre e poi 4 e 14 novembre 1942, dell’8 agosto e del 29 ottobre 1943, dell’11 maggio 1944, e i bombardamenti navali del 13 giugno 1940 e, soprattutto, quello più grave del 9 febbraio 1941 eseguito da due corazzate britanniche. Furono colpiti specialmente il porto, il centro abitato, gli impianti ferroviari e risparmiati in massima parte i cantieri e gli altri stabilimenti industriali; ai danni dei bombardamenti si aggiunsero poi, nel porto, quelli gravissimi delle mine e delle navi affondate per ostruirne i bacini nel periodo dell'occupazione tedesca. Non furono molte le vittime tra la popolazione civile, per le numerose gallerie-rifugio, ma gravissimi i danni materiali ai monumenti della città, chiese e palazzi, alle abitazioni civili e, soprattutto, al porto. Genova tuttavia si è ripresa con rapidità prodigiosa e nell'aprile 1947 erano già state riparate molte abitazioni, in poco meno di tre anni, eliminate le mine e tirato a galla il naviglio affondato, il porto è stato rimesso in efficienza: sia il vecchio porto e il bacino delle Grazie, sia i bacini della Lanterna e di Sampierdarena del quale si stava completando la costruzione al principio della guerra. Specialmente dopo il 1937 l'opposizione antifascista in Genova sostituì al metodo della non-collaborazione, sino allora prevalentemente seguito, quello della resistenza attiva a mezzo di organizzazioni clandestine, che intensificarono i rapporti, mai interrotti, cogli antifascisti all'estero a specialmente in Francia. Notevoli in questo primo periodo il movimento di aiuti per la Spagna repubblicana e, più tardi, il sorgere di un vasto movimento giovanile antifascista che agì da Genova in tutta la Liguria dal 1940 al 1943.
Chiusasi la breve parentesi dal 25 luglio all'8 settembre 1943, e occupata la città da una guarnigione tedesca, le varie organizzazioni politiche antifasciste formarono anche a Genova i Comitati di liberazione nazionale (CLN), con lo scopo essenziale dell'organizzazione della resistenza civile e della lotta partigiana. Grandi scioperi furono così realizzati nel marzo 1944 nei complessi industriali ed ebbero conseguenze gravi così per l'occupante nazifascista come per la popolazione operaia, che ebbe a subire deportazioni in massa da parte dei Tedeschi. Tali scioperi di massa erano sostenuti da continue azioni di disturbo svolte contro l'occupante dagli elementi organizzati nelle Squadre e nei Gruppi di azione patriottica.
Il 24 aprile 1945 Genova, prima fra le città dell'Italia settentrionale, iniziava l'insurrezione con un'azione combinata fra le forze partigiane di città e quelle di montagna, alle quali, immediatamente, si unì la popolazione. Dopo tre giorni di violenti scontri con forti reparti di truppe tedesche e di milizie fasciste e dopo varî tentativi di mediazione da parte del card. Boetto per evitare le più gravi distruzioni, il comandante germanico Meinhold fu costretto a sottoscrivere la resa incondizionata impostagli dal CLN. In tal modo, pagando un alto prezzo tra morti e feriti, si riusciva a salvare la Città con la maggior parte dei suoi complessi industriali e portuali. Nonostante le gravi distruzioni subite Genova poté riprendere immediatamente il ritmo normale di vita, che iniziò prima ancora dell'entrata delle truppe alleate, avvenuta la mattina del 27 aprile. Alla città è stata dal Governo conferita la medaglia d'oro al valor militare.
1 ASCG serie Case Istituto: Genova, “Cronaca”.
2 Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/genova.