In occasione della morte, avvenuta a Genova il 26 marzo 1956, alle Suore dell’Istituto giunse la circolare necrologica di sr. M. Anacleta Bianchini redatta dall’allora Madre generale, suor Pia Vernazza.
«Noi che le vivemmo accanto…» difficilmente in un testo ufficiale questa frase può essere tanto autentica: Madre Pia fin dal 1935 le aveva infatti lavorato accanto come Assistente e Segretaria generale e, dal 1947 come Vicaria, condividendo con la Nostra lunghi viaggi, le fatiche e le gravi preoccupazioni durante il periodo bellico, oltre all’intenso lavoro per il bene dell’Istituto e per portare agli onori dell’altare l’amata Fondatrice.
Circolare necrologica del 26 marzo 19561
All’indomani della morte di Madre Anacleta, al termine degli Esercizi spirituali annuali, Madre Pia Vernazza propose alle Suore di mettere in scritto i loro ricordi sulla quarta Superiora generale dell’Istituto. Di alcune di queste lettere, conservate in originale nell’ASCG2, trascriviamo i brani più significativi che meglio tratteggiano il suo profilo morale e spirituale.
Circolare necrologica del 26 marzo 19561
All’indomani della morte di Madre Anacleta, al termine degli Esercizi spirituali annuali, Madre Pia Vernazza propose alle Suore di mettere in scritto i loro ricordi sulla quarta Superiora generale dell’Istituto. Di alcune di queste lettere, conservate in originale nell’ASCG2, trascriviamo i brani più significativi che meglio tratteggiano il suo profilo morale e spirituale.
Ricordo di suor M. Fausta di san Giuseppe
Rev.ma ed Amata Madre,
nel mio sentire posso dire della nostra Amata Madre Anacleta, di aver sempre trovato in Lei una Madre che sempre prendeva parte sia al dolore come alla gioia delle Sue Figlie (…). Aveva un grande cuore per tutte, anche per le nostre famiglie. Se veniva a conoscenza che c’era qualche Suora i cui parenti erano nel bisogno, mi diceva: «Vedete quella Suora, suor Fausta? I suoi sono in miseria, poverini: se avete qualche cosa dateglielo» - e questo più d’una volta me lo disse - «È una carità che fate, usate prudenza». Io non ne potevo fare a meno: dovevo dirle tutto ciò che avevo nel cuore, anche se mi avesse a sgridare; ma per questo mai. Anzi, mi diceva: «Vedete, in questo avete fatto bene».
nel mio sentire posso dire della nostra Amata Madre Anacleta, di aver sempre trovato in Lei una Madre che sempre prendeva parte sia al dolore come alla gioia delle Sue Figlie (…). Aveva un grande cuore per tutte, anche per le nostre famiglie. Se veniva a conoscenza che c’era qualche Suora i cui parenti erano nel bisogno, mi diceva: «Vedete quella Suora, suor Fausta? I suoi sono in miseria, poverini: se avete qualche cosa dateglielo» - e questo più d’una volta me lo disse - «È una carità che fate, usate prudenza». Io non ne potevo fare a meno: dovevo dirle tutto ciò che avevo nel cuore, anche se mi avesse a sgridare; ma per questo mai. Anzi, mi diceva: «Vedete, in questo avete fatto bene».
Ricordo di suor M. Giulia di san Giovanni Battista
Rev.ma Madre generale,
benchè la mia intelligenza è tanto povera di pensieri che non sa svolgere quanto desidera, voglio però aderire al Suo desiderio di scrivere qualche virtù dell’amata e buona Madre Anacleta. Il comportamento e il suo contegno esteriore, il suo modo di camminare, ispirava rispetto e venerazione, la sua parola convinceva e spirava confidenza (…). La carità: grande e tanta era nel cuore di Madre Anacleta! (…) a me in particolare ne ha usata tanta. Avendo poca salute sempre mi chiedeva: «Come state, figliola?». Specialmente in tempo di guerra, quando tutto mancava anche del sostentamento, qualche casa vicina le portava della roba e Lei, poveretta, faceva di tutto per farne parte al mio fabbisogno.
benchè la mia intelligenza è tanto povera di pensieri che non sa svolgere quanto desidera, voglio però aderire al Suo desiderio di scrivere qualche virtù dell’amata e buona Madre Anacleta. Il comportamento e il suo contegno esteriore, il suo modo di camminare, ispirava rispetto e venerazione, la sua parola convinceva e spirava confidenza (…). La carità: grande e tanta era nel cuore di Madre Anacleta! (…) a me in particolare ne ha usata tanta. Avendo poca salute sempre mi chiedeva: «Come state, figliola?». Specialmente in tempo di guerra, quando tutto mancava anche del sostentamento, qualche casa vicina le portava della roba e Lei, poveretta, faceva di tutto per farne parte al mio fabbisogno.
Ricordo di suor M. Laurenzina di san Carlo
Rev.ma e cara Madre generale,
con piacere aderisco al Suo desiderio di scrivere della nostra amata Madre Anacleta (…) era veramente straordinaria per l’esattezza con la quale osservava la S. Regola (…). Ella era sempre la prima nell’osservanza in tutto e da per tutto. Era vigilantissima, povera Madre! (…). E pei parenti quanta delicatezza e cuore grande per i dolori delle famiglie provate dalla sventure! In tempo della guerra mondiale quante lacrime ha saputo asciugare, e quanta carità per i bisognosi!
con piacere aderisco al Suo desiderio di scrivere della nostra amata Madre Anacleta (…) era veramente straordinaria per l’esattezza con la quale osservava la S. Regola (…). Ella era sempre la prima nell’osservanza in tutto e da per tutto. Era vigilantissima, povera Madre! (…). E pei parenti quanta delicatezza e cuore grande per i dolori delle famiglie provate dalla sventure! In tempo della guerra mondiale quante lacrime ha saputo asciugare, e quanta carità per i bisognosi!
Ricordo di suor M. Teresa di Gesù
Ho conosciuto la Rev.ma Madre Anacleta dopo uscita dal Noviziato, perché alla mia entrata in convento Ella si trovava in visita con la Reverenda Madre Francesca nella lontana America (…). Quando per il suo dovere doveva riprendere, non lasciava l’irritazione o l’amarezza nell’anima, ma sapeva con dolci parole lenire e medicare palesando il suo dolore. Incoraggiava al bene facendo rilevare le doti ricevute dal Signore, faceva amare la virtù senza farla pesare (…). Un altro modo di bontà e prudenza che usava era di avvertire la Suora sull’opinione che di Lei potevano avere le persone che la circondavano, al fine di rimediare a qualche difetto senza urtare la sensibilità. (…). Si preoccupava con cuore di mamma della salute fisica e delle fatiche dell’apostolato (…) fin nei minimi particolari (…). Era ammirabile nel concedere libertà nelle esigenze dello spirito, pur non tollerando abusi; voleva che si godesse pace e serenità, ma non voleva esagerazioni (…). Essa in Cielo interceda per me, perché sia degna di portare la sua divisa.
Ricordo di suor M. Olinda di SS.mo Salvatore
Rev.da Madre,
(…) Il suo ritornello di ogni minuto era questo: «Figliola, siate santa», e io le rispondevo: «È solo una parola, ma è difficile!», allora mi diceva: «Ebbene, facciamoci sante!». Se io facessi conto soltanto di queste parole (…), sarei già a buon punto, invece non sembro la figlia della santa defunta (…). In seguito alla virtù [della sua carità] ci sarebbe da scrivere un libro (…) non l’adoperava un cuore grossolano, bensì un cuore buono, nobile, generoso. La carità è di parecchie categorie, ma quella [del cuore] della nostra Rev. Madre era di quel santo!...era integrale in Lei (…). Prudenza. Oh! Questa virtù non tutti possono averla, oppure averne un po’, e anche questo pochino è ben difficile adoperarlo. Come si dice: quando uno è prudente, è anche sapiente. Ebbene la nostra defunta l’adoperava con una squisita delicatezza (…), la infondeva in un modo che la Suora era più che sicura nel suo dire (…). Rev.da Madre, (…), mi benedica: chè posso fare un po’ di giudizio, perché sono sempre la stessa.
(…) Il suo ritornello di ogni minuto era questo: «Figliola, siate santa», e io le rispondevo: «È solo una parola, ma è difficile!», allora mi diceva: «Ebbene, facciamoci sante!». Se io facessi conto soltanto di queste parole (…), sarei già a buon punto, invece non sembro la figlia della santa defunta (…). In seguito alla virtù [della sua carità] ci sarebbe da scrivere un libro (…) non l’adoperava un cuore grossolano, bensì un cuore buono, nobile, generoso. La carità è di parecchie categorie, ma quella [del cuore] della nostra Rev. Madre era di quel santo!...era integrale in Lei (…). Prudenza. Oh! Questa virtù non tutti possono averla, oppure averne un po’, e anche questo pochino è ben difficile adoperarlo. Come si dice: quando uno è prudente, è anche sapiente. Ebbene la nostra defunta l’adoperava con una squisita delicatezza (…), la infondeva in un modo che la Suora era più che sicura nel suo dire (…). Rev.da Madre, (…), mi benedica: chè posso fare un po’ di giudizio, perché sono sempre la stessa.
Ricordo di suor M. Susanna di sant’Enrico
Il mio primo incontro da secolare con la Rev.ma Madre Anacleta fu nella Casa di Milano (…). Essa mi rivolse parecchie domande ed io le apersi l’anima confidandole la mia vocazione (…). Ricordo che mi chiese: «Meritate questa chiamata di Dio?». Io risposi un po’ confusa di no, ed ella soggiunse: «Ringraziate il buon Dio, cara figliola, del privilegio che vi ha serbato con una sorte sì bella, chiamandovi ad essere in seguito sua fedele sposa»
Ricordo di suor M. Ildegarde di san Giuseppe
(…) Ciò che mi fu impresso nel cuore riguardo la venerata memoria della Rev. Madre Anacleta è il suo cuore materno sempre pronto a consolare. Dalla sua venerata persona emanava una grande santità e una grande semplicità da rimanere molto edificata (…).
Ricordo di una Suora anonima
(…) Fu Madre buona, ma Madre vigilante. Quando la responsabilità le si faceva sentire, e per dovere doveva correggere, sapeva fare con energia e nello stesso tempo non lasciava nello scoraggiamento; ma colla sua semplicità e umiltà sapeva medicare e far ricavar frutto dalle correzioni, lasciando la speranza e l’incoraggiamento per correggersi, lasciando nell’anima la serenità e buona volontà (…). Aveva una predilezione e venerazione per le Suore anziane e specialmente per le ammalate; non trascurando comprensione ed aiuto per le giovani si faceva tutta a tutte (…).
Ricordo di suor M. Annunziata di S. Luigi, novizia
Rev.da Madre,
(…) penso che per noi tutte sia una cosa facilissima trovare nei nostri animi santi ricordi che la nostra amatissima Madre Anacleta ha lasciato (…). La sua raccomandazione era sempre quella: «Santificatevi per santificare», e l’eco di queste parole mi sono di tanto incoraggiamento nel dovere quotidiano di ogni giorno (…).
(…) penso che per noi tutte sia una cosa facilissima trovare nei nostri animi santi ricordi che la nostra amatissima Madre Anacleta ha lasciato (…). La sua raccomandazione era sempre quella: «Santificatevi per santificare», e l’eco di queste parole mi sono di tanto incoraggiamento nel dovere quotidiano di ogni giorno (…).
Ricordo di suor M. Teodolinda di san Giuseppe
Anch’io, povera vecchierella, voglio dire qualche pensiero sulle virtù della nostra buona Madre Anacleta (…) quanto la ebbi Superiora a Milano (…). Guai se vedeva le Suore con il broncio: le prendeva da parte e con buone parole le confortava e non voleva che in casa ci fosse del malumore, ma che fossimo tutte liete e contente, come diceva la nostra Madre Fondatrice (…)
Ricordo di suor Lina
Un pensiero alla nostra cara e venerata Madre Anacleta (…). La sua persona era tutta carità (…). Quando l’ubbidienza mi trasferì in un’altra casa dell’Istituto, venne Essa ad accompagnarmi in tram. Mi diceva: «Fate volentieri la S. Ubbidienza e vi troverete contenta» (…) dopo poco tempo mi volle vedere di presenza per paura che soffrissi qualche inconveniente. Che delicatezza, povera Madre! (…)
Ricordo di una Suora anonima
(…) Negli ultimi anni di sua vita, ogni volta che avevo il piacere di vederla, ripeteva sempre la stessa antifona: «Voglia bene alla Comunità, la ami tanto tanto!». Una volta mi presi la libertà di dirle: «Rev. Madre, non ha proprio altro da dirmi?». Col suo abituale sorriso, scrollando il capo, soggiunse: «Sì. Voglia bene alla Comunità e si faccia santa!».
Ricordo di suor M. Tarcisia della SS.ma Eucaristia
(…) Mi trovavo con lo spirito in assoluta tristezza e questo successe per difficoltà sopravvenutemi improvvisamente, venendo così messe alla prova le mie virtù. Essendo io povera di fede, non seppi in quel momento soprannaturalizzare ogni cosa. La benefica ed amata Madre mi osservò e capì il mio stato d’animo. Con soave dolcezza mi diede modo di esporle il mio racconto. Fui sinceramente impressionata da un’eccezionale carità che mi pareva d’essere vicino a Gesù. Uscii da quel colloquio raggiante di felicità, sicura di essere stata compresa (…).
Ricordo di suor M. Orsola di san Costante
(…) nulla sfuggiva al suo sguardo e su questa vigilanza tra i molti [episodi] che potrei segnalare, ne noto uno solo. Quante volte, essendo giovane, sia nell’assistenza degli ammalati, sia in qualche piccola cosa della vita comune, era facile turbare il mio spirito e lasciare la S. Comunione. Madre Anacleta, quando si avvedeva di questo, all’uscita dalla Chiesa, senza che qualcuno se ne avvedesse, si avvicinava con una grande bontà materna e sottovoce mi diceva: «Cosa farete oggi senza Gesù? Se si fa tanta fatica ad essere buoni in compagnia di Lui, cosa farete oggi sola? Andate, andate a confessarvi, fate la S. Comunione e poi venite a casa». Io, commossa da quelle parole, tornavo indietro e ritornavo a casa con la gioia nel cuore. Nessuno, fino ad oggi, ha saputo ciò che passava tra madre e figlia (…).
Ricordo di suor M. Paolina degli Angeli custodi
(…) Io, colpita da tifo, acquisito all’assistenza di due malati, non sono stata creduta da chi avrebbe dovuto farmi curare. Persistendo la gravità del mio male senza essere riconosciuto, suor Anacleta [che nel 1907 a Porto Maurizio non era Superiora], risolutamente ha detto alla Superiora: «O ci pensa lei a chiamare il Dottore, o vado io, a nome mio, e poi mi aggiusto io colla Madre [Generale]». In seguito ho potuto avere cure e Dottore, grazie al suo delicato interessamento. Purtroppo questo ritardo ha avuto per me gravi e prolungate conseguenze per oltre sette anni, e sono guarita poi, miracolosamente. Nel frattempo, e cioè ai primi di Maggio 1908, ci è stata data per Superiora della casa suor Anacleta: da allora non ha ceduto a nessuna l’ufficio di curarmi (…)
Ricordo di suor M. Liberata
Nel contegno esteriore della R. M. Anacleta, appropriato alla Sua dignità di Madre, vi era pure un cuore grande, che incitava ad essere piene di fiducia nella sua bontà, e così esporre i bisogni particolari (…).
Ricordo di suor M. Carmela di sant’Antonio
Rev. Madre,
quando era viva mi faceva piacere pensare dentro al mio cuore di essere un po’ la beniamina della M. Anacleta: s’interessava di tutto, anche dei familiari, e questo mi faceva tanto piacere. Dopo la sua scomparsa ho sentito altre che avevano il mio pensiero [e così ho capito che] la nostra venerata Madre Anacleta era universale, come vuole Gesù e il nostro spirito (…).
quando era viva mi faceva piacere pensare dentro al mio cuore di essere un po’ la beniamina della M. Anacleta: s’interessava di tutto, anche dei familiari, e questo mi faceva tanto piacere. Dopo la sua scomparsa ho sentito altre che avevano il mio pensiero [e così ho capito che] la nostra venerata Madre Anacleta era universale, come vuole Gesù e il nostro spirito (…).
Ricordo di suor M. Clemenza di san Carlo
(…) Ricordo che un giorno, trovandomi in treno con Madre Anacleta, che ci accompagnava per l’apertura della casa di Clivio, parlando mi disse di dire le preghiere di comunità, ed io risposi che le avevo dette, ma che non avevo fatto la meditazione. Essa mi disse che la meditazione si faceva in treno. Mi stupii al momento e dentro di me dicevo: «Come poter meditare in treno, con un via-vai di persone che si susseguono ad ogni fermata?». Ma Essa, intuendo il mio stupore, mi disse: «Se io dovessi meditare solo in Coro o con l’aiuto di un libro, tante volte non farei la meditazione» (…) da questo potei capire come (…) era un’anima interiore che, anche in mezzo al trambusto e alle preoccupazioni del suo delicato ufficio, serbava il suo cuore unito al Signore (…).
Ventimiglia, 16 maggio 1956
Ventimiglia, 16 maggio 1956
Ricordo di una Suora anonima
(…) nelle sue brevi visite (…) godeva e le faceva piacere che si preparasse un po’ di festa (…). Solo una volta vidi una consorella che piangeva uscita da un colloquio, e dopo venne l’ora della partenza. Tutte l’accompagnammo, ma quando fu sulla porta vidi che torna indietro, prende la Suora e la porta in disparte, le parla e la fa sorridere, poi, quando fu fuori, mi disse: «La Madre non deve mai lasciare la casa e ritornare, forse dopo un anno e più, e lasciare una Suora amareggiata. La Madre deve partire e lasciare tutte contente perché, se non lo sono, non possono neanche pregare bene e avranno sempre davanti le parole della Madre» (…).
Ricordo di suor M. Ildefonsa degli Angeli custodi
(…) La Rev.ma Madre Anacleta non la conobbi da vicino nei primi anni di religione, intesi però più volte, dalle consorelle (…) che, per quanto buona e sempre premurosa al bene di ognuna, era di temperamento vivace e impulsivo. Quando fu eletta a reggere le sorti della Comunità, me la figuravo meno amabile (…) ma (alla pratica) dovetti recedere coi sentimenti che nutrivo in suo riguardo, e confermare quanto comunemente viene detto: Il Signore da sempre le grazie dell’ufficio. Ed Essa si era addossato con tanto spirito di abnegazione il peso e la responsabilità del governo della Comunità (…)
(Induno Olona, 30 giugno 1956)
(Induno Olona, 30 giugno 1956)
Ricordo di suor M. Felicita del Sacro Cuore
(…) Ricordo che accettandomi [in postulato] mi disse: «Figliuola, dite a vostra madre che, prima di entrare in convento, vi tenga a casa dallo stabilimento almeno 15 giorni prima, perché siete un po’ gracile». Questa raccomandazione ha fatto buona impressione a mia madre, la quale, anche se con sacrificio, ha osservato questo dolce invito. È rimasta contenta perché, attraverso queste parole, ha capito che anche tra le figlie di san Francesco vegliava un altro cuore di mamma (…)
(Ventimiglia, 1° luglio 1956)
(Ventimiglia, 1° luglio 1956)
Ricordo di suor M. Urbana del SS.mo Redentore
(…) Ricordo che nell’anno 1937 o ’38 circa, a Voltri il Municipio ci aveva tolto il sussidio mensile per l’assistenza dei poveri (che a quei tempi per la casa era un grande aiuto) e fra noi c’era un po’ di malcontento. Dopo pochi giorni abbiamo ricevuto la visita della Rev. Madre Anacleta, e raccontatele il fatto Essa ci rispose: «Ecco, figliuole, vedete come il mondo paga, dopo tanti sacrifici che avete fatto? Lavorate per Iddio e solo per Iddio» ci disse: «così niente va perduto, ma tutto da guadagnare per la vita eterna» (…)
(Torino, 1° luglio 1956)
(Torino, 1° luglio 1956)
Ricordo di suora anonima
(…) Ricordo quando l’incontrai la prima volta a Genova per essere accolta in Comunità, in poche parole mi illustrò la Vita religiosa! Da far cadere ogni sentimentalismo per amare solo il Signore attraverso lo sforzo quotidiano del dovere ben compiuto (…) «Voi siete orfana e grilli per la testa non avete dovuto mai averne, e la Vita religiosa ha bisogno di sodezza e spirito di sacrificio, come ci vuole la nostra Venerabile Fondatrice, il Serafico P.S. Francesco e, prima di tutto, il Signore. Coi nostri sacrifici salveremo il mondo. Non ve la sto a spiegare, la gusterete giorno per giorno attraverso l’ubbidienza, la carità e la santa umiltà: siate forte nel superare gli ostacoli, pregate il Signore, senz’altro vi aiuterà» (…)
(Induno Olona, 8 luglio 1956)
(Induno Olona, 8 luglio 1956)
Ricordo di suor M. Antonia di san Giuseppe
Molto Rev.da Madre,
aderendo al suo desiderio anch’io le mando qualche pensiero della Rev.da Madre Anacleta. Io la conobbi solo dopo il Noviziato. Alla mia entrata in Convento si trovava in America. Di questa buona Madre conservo dolce memoria di squisita bontà e tenerezze materne (…) Io ero di molto appetito e a colazione mi portava la sua frutta o formaggio, ovvero avvicinandomi mi diceva: «Vada a prendere nel nostro cassetto quello che c’è» (…) e qualche volta, facendo gli Esercizi a Genova, al mattino faceva trovare al mio posto un piatto di frutta, e poi sempre mi portava la sua parte. Nelle sue visite sempre domandava se mi sentivo bene (…), di mio padre, malato di cuore, di mio fratello e dei miei nipotini. Di tutto s’interessava e tutto le stava a cuore (…)
(Milano, 17 luglio 1956)
aderendo al suo desiderio anch’io le mando qualche pensiero della Rev.da Madre Anacleta. Io la conobbi solo dopo il Noviziato. Alla mia entrata in Convento si trovava in America. Di questa buona Madre conservo dolce memoria di squisita bontà e tenerezze materne (…) Io ero di molto appetito e a colazione mi portava la sua frutta o formaggio, ovvero avvicinandomi mi diceva: «Vada a prendere nel nostro cassetto quello che c’è» (…) e qualche volta, facendo gli Esercizi a Genova, al mattino faceva trovare al mio posto un piatto di frutta, e poi sempre mi portava la sua parte. Nelle sue visite sempre domandava se mi sentivo bene (…), di mio padre, malato di cuore, di mio fratello e dei miei nipotini. Di tutto s’interessava e tutto le stava a cuore (…)
(Milano, 17 luglio 1956)
1 ASCG serie Corrispondenza, I. 1.1, 1956.
2 ASCG sezione Suore, serie Cartelle personali: matr. 151.
2 ASCG sezione Suore, serie Cartelle personali: matr. 151.