Ci sono eventi che sono senza parole, caratterizzati dal silenzio, dal dolore, dalla fatica e dal sacrificio individuale e di tutti. Eventi che lasciano sbigottiti e indifesi. L’ondata pandemica causata dal Covid-19, improvvisamente sorta tra noi nel febbraio 2020, è uno di questi. Per questo alle volte la parola, il racconto può essere curativo, sanante. Può aiutare ad affrontare una realtà terribile facendone emergere i punti di luce, di solidarietà, di affetto vero.
Cosa ci ha tenuto in vita in mezzo a così tanto dolore? Cosa può far emergere quel moto di fierezza, di orgoglio per tanti nostri collaboratori e concittadini, per noi stessi che ce l’abbiamo fatta?
Come Istituto Suore Cappuccine ci è sembrato bello raccontare la bellezza di Bergamo ferita, ma non domata dal male, ci siamo affidate all’intercessione della nostra fondatrice Madre Francesca Rubatto.
La pandemia ha colpito tutti, senza sconti, con conseguenze gravissime, soprattutto per i più fragili che in ogni luogo hanno pagato il prezzo più alto, sia in ambito sanitario, sia sociale sia economico. In questo tempo abbiamo imparato il significato di “resilienza”, adattandoci ad una quotidianità radicalmente diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle, ma nella quale siamo comunque stati in grado di esprimere capacità ed eccellenze inaspettate, finora sconosciute a noi stessi. Il dramma della pandemia ha cambiato l’ordine delle nostre priorità, rimettendo in fila i valori fondamentali troppo spesso accantonati, risucchiati in un vortice che ci ha resi miopi.
Nessuna struttura ospedaliera era preparata e attrezzata per gestire la tragedia che ci ha travolto, non era una comune infezione, bensì una pandemia causata da un virus nuovo e sconosciuto, nessuno dava indicazioni su cosa fare. Come contrastare la diffusione del contagio? Limitare gli accessi ai pazienti, ai parenti, ma tutti i reparti erano pieni di pazienti affetti da Covid. Quali dispositivi di protezione? Mascherine, camici idrorepellenti, guanti, visiere/occhiali, materiali difficili da reperire e con costi sempre più alti. Controllo quotidiano della temperatura, tamponi …. Anche in RSA tutti gli ospiti ora erano diventati pazienti affetti da Covid.
Nonostante una situazione drammatica, ogni operatore è riuscito a mettere in campo tutte le forze possibili, stando vicino agli ospiti, isolati dai propri cari, sostenendoli nell’affrontare sofferenze e paure. La vita improvvisamente ha messo tutti davanti ad una sfida grandissima e, in questo frangente, anche molto ruoli sono saltati perché ognuno voleva contribuire a dare sostegno e respiro a colleghi e pazienti. Agire molto spesso significa sacrificarsi, ma è stato solo attraverso la capacità di mettersi a completa disposizione dell’altro siamo riusciti a contenere una situazione devastante, fisicamente e psichicamente.