Suor Maria Gaetana di san Biagio, al secolo Ida Lanza, nasce a Savona il 2 maggio 1869 da Domenico e Rosa Brondi. Veste a Genova l’abito religioso tra le Terziarie Cappuccine di Loano il 24 aprile 1891. A Genova professa pure i primi Voti il 2 maggio 1892, alla vigilia della partenza per il Nuovo Mondo, e nel gennaio 1899, a Montevideo, professa quelli perpetui.
Nell’anniversario del IV Centenario della scoperta dell’America da parte del grande navigatore genovese Cristoforo Colombo, il 3 maggio 1892, sulla “Duchessa di Genova”, la neo-professa sr. M. Gaetana, insieme al piccolo gruppo delle prime missionarie, sr. M. Francesca di Gesù (Rubatto), sr. M. Annunziata dell’Arcangelo Gabriele (Leone) e sr. M. Maddalena di S. Giacomo (Santamaria), salpa verso l’Uruguay iniziando l’avventura americana. Subito è destinata all’Ospedale italiano di Montevideo e poi al Collegio di Belvedere come maestra del laboratorio di cucito e ricamo. Nel 1903 l’obbedienza la designa a fondare il Collegio di S. Francisco a Buenos Aires, impresa non facile e per la quale deve affrontare non poche difficoltà. L’anno seguente, 1904, è ancora Madre Francesca, pochi mesi prima di ammalarsi gravemente, a mandarla a Sastre S. Fé per farsi carico del nuovo Collegio in quella colonia italiana. Vi rimane fino al 1911 quando, tornata in Italia per partecipare al Capitolo generale, è da questi destinata come Superiora al Collegio di Ns. Signora degli Angeli a Rosario S. Fé e nel 1919 ancora a dirigere il Collegio S. Francisco di Buenos Aires, dove ritorna nel 1931, al termine del suo penultimo mandato di Delegata per la Provincia d’America.
Nel Capitolo generale del 1925 sr. M. Gaetana (ormai chiamata nell’ispanico Cayetana) viene eletta Madre Delegata dell’Uruguay ed Argentina e durante il provincialato assume la direzione del Sanatorio “Lavalle” di Buenos Aires, e successivamente, a Cordoba, quella del Sanatorio “Dr. Mirizzi”, dell’Asilo municipale degli anziani poveri e, più tardi, anche dell’Ospedale italiano. Nell’ottobre del 1939 è rieletta Delegata provinciale, mandato che, per il rinvio della convocazione capitolare causato dalla Seconda guerra mondiale, disimpegna fino al 1950. In quest’ultimo periodo accetta anche la direzione a Montevideo del “Circolo cattolico del lavoro” e dell’Ospedale “Pereira Rossell”, dell’Asilo delle bambine povere di S. Andrés de Giles, in Argentina, e del Collegio di Malvin1.
Madre Cayetana muore a Buenos Aires, carica di anni ma ancor più di meriti, il 10 luglio 1956, nella festa liturgica dell’amata compatrona dell’Istituto santa Veronica Giuliani, e con quest’immagine suor Maria Zita ci congeda da lei:
Nell’anniversario del IV Centenario della scoperta dell’America da parte del grande navigatore genovese Cristoforo Colombo, il 3 maggio 1892, sulla “Duchessa di Genova”, la neo-professa sr. M. Gaetana, insieme al piccolo gruppo delle prime missionarie, sr. M. Francesca di Gesù (Rubatto), sr. M. Annunziata dell’Arcangelo Gabriele (Leone) e sr. M. Maddalena di S. Giacomo (Santamaria), salpa verso l’Uruguay iniziando l’avventura americana. Subito è destinata all’Ospedale italiano di Montevideo e poi al Collegio di Belvedere come maestra del laboratorio di cucito e ricamo. Nel 1903 l’obbedienza la designa a fondare il Collegio di S. Francisco a Buenos Aires, impresa non facile e per la quale deve affrontare non poche difficoltà. L’anno seguente, 1904, è ancora Madre Francesca, pochi mesi prima di ammalarsi gravemente, a mandarla a Sastre S. Fé per farsi carico del nuovo Collegio in quella colonia italiana. Vi rimane fino al 1911 quando, tornata in Italia per partecipare al Capitolo generale, è da questi destinata come Superiora al Collegio di Ns. Signora degli Angeli a Rosario S. Fé e nel 1919 ancora a dirigere il Collegio S. Francisco di Buenos Aires, dove ritorna nel 1931, al termine del suo penultimo mandato di Delegata per la Provincia d’America.
Nel Capitolo generale del 1925 sr. M. Gaetana (ormai chiamata nell’ispanico Cayetana) viene eletta Madre Delegata dell’Uruguay ed Argentina e durante il provincialato assume la direzione del Sanatorio “Lavalle” di Buenos Aires, e successivamente, a Cordoba, quella del Sanatorio “Dr. Mirizzi”, dell’Asilo municipale degli anziani poveri e, più tardi, anche dell’Ospedale italiano. Nell’ottobre del 1939 è rieletta Delegata provinciale, mandato che, per il rinvio della convocazione capitolare causato dalla Seconda guerra mondiale, disimpegna fino al 1950. In quest’ultimo periodo accetta anche la direzione a Montevideo del “Circolo cattolico del lavoro” e dell’Ospedale “Pereira Rossell”, dell’Asilo delle bambine povere di S. Andrés de Giles, in Argentina, e del Collegio di Malvin1.
Madre Cayetana muore a Buenos Aires, carica di anni ma ancor più di meriti, il 10 luglio 1956, nella festa liturgica dell’amata compatrona dell’Istituto santa Veronica Giuliani, e con quest’immagine suor Maria Zita ci congeda da lei:
«(…) Apenas una hora y minutos de agonía precedió su placido tránsito del destrierro a la Patria Celestial, donde continuará su abra benéfica para que Jesús nos conceda a todas imitar sus virtudes y amor al Instituto que ella nos dejó como herencia a fin de que un día podamos unirnos eternamente con ella en el Cielo (…)»2.
LA MADRE FONDATRICE LE HA SCRITTO…
Suor M. Gaetana fu la destinataria di ben diciotto lettere della Madre Fondatrice, nove personali e nove in quanto Superiora di Comunità nelle case di Montevideo, Buenos Aires e Sastre. Di seguito pubblichiamo gli originali conservati nell’ASCG e la trascrizione di quelli mancanti. La numerazione è riferita alla redazione del 1995 delle “Lettere” di sr. M. Francesca Rubatto.
«Raccomandatevi alle suore del centro affinchè procurino del lavoro per i negozi e la casa percepisca un po’ di introiti»
143. Genova, 14 marzo 19003 Leggi di più
«A voi non manca l’intelligenza per conoscere quali siano i doveri di una religiosa: dare buon esempio e aiutare la Superiora»
262. Loano, 19 luglio 19004
«I sacrifizi a cui deve sottoporsi un’insegnante che ama disimpegnare il suo dovere con coscienza e per la gloria di Dio, purtroppo non sono sempre apprezzati perché non conosciuti. Nulla si perderà»
469. Loano, 12 luglio 19015
«Mi trovo lontana e non posso aiutarvi che con la preghiera, ma sono soddisfatta dei sacrifici fatti e spero che, mediante la vostra cooperazione e il vostro zelo, codesta scuola e taller darà sempre migliori risultati»
487. Genova, 11 novembre 19016
«Procurate di raccogliere anche solo un piccolo obolo; il vostro piccolo, unito al nostro piccolo, sarà accetto al Santo Padre che guarderà non tanto al dono, quanto al buon cuore»
613. Genova, 18 gennaio 19027
«Speriamo che Iddio mi darà la grazia di rivedervi presto in buona salute. Chissà se potrò entrare a Montevideo? Se dovessi proseguire per Rosario senza vedervi, oh, quanto mi sarebbe doloroso!»
780. Genova, ottobre 19028 Leggi di più
«Ve lo dico in confidenza: per ora le lezioni di piano non potete darle, dovrete ancora studiare e non è possibile fare tante cose»
858. Rosario S. Fé, 21 febbraio 19049
«Sento una pena al cuore per codesta casa, che non lo posso dire. Venni via tanto in pena nel lasciarvi nella condizione miserabile in cui siete»
859. Rosario S. Fé, 22 febbraio 190410
«Qui non si può proprio mandarvi niente. Non vi dico le brutte figure che abbiamo dovuto fare per mancanza di mezzi»
860. Rosario S. Fé, 25 febbraio 190411
«Sapete che ho il tempo non solo limitato, ma che m’incomincia già a mancare per compiere i miei d’affari per ritornare presto in Italia»
861. Santa Fé, 2 marzo 190412
«Ho ricevuto la dolorosa notizia della morte del mio caro ed unico fratello. Non posso dirvi la mia pena, ma se così è stata la volontà di Dio, chi potrà investigare i suoi disegni?»
863. Rosario, 8 marzo 190413
«Quanto farei per potermi trovare a Sastre per tale giorno [l'apertura del Collegio n.d.r.]. Sempre dico al Signore che non mi dia più consolazioni in questo mondo, altro che quella che la nostra cara Comunità vada bene»
865. Rosario, 10 marzo 190414
«Quando penso le cose che ho ancora da ordinare e il poco tempo che ho, mi sento triste triste...Oramai sono due anni che lasciai l'Italia; davvero sentirei il bisogno di ritornare...»
866. Rosario, 21 marzo 190415
«Da che manco da Sastre la maggior parte del mio tempo l’ho consumato per le strade»
868. Rosario, 6 aprile 190416
«È stato tanto il lavoro avuto in Rosario per le signore di Sastre, che quasi tutto il tempo l’ho passato fuori casa»
870. Buenos Aires, 16 aprile 190417
«Mons. Boneo è consapevole del bene che fate in codesta colonia e ne è contentissimo»
871. Buenos Aires, 16 aprile 190418
«Possa Iddio continuare la grazia e la carità che, con l’aiuto della sua Provvidenza, fate alla gente di Sastre»
875. Montevideo, maggio 190419
«Per il primo di Agosto è fissata la mia partenza per l’Italia, se vorrà Iddio che sia ancora viva»
876. Montevideo, 4 giugno 190420
1 ASCG serie Corrispondenza, I.1, 1956: circolare necrologica di sr. M. Zita di S. Bartolomeo (Montevideo, 10/07/1956).
2 ASCG sezione Suore, serie Cartelle personali matr. 71: Circolare necrologica (Montevideo, 10/07/1956).
3 MARIA FRANCESCA DI GESÙ, Lettere, Genova, 1995, pp. 192.
4 ASCG serie Corrispondenza, I.3, 1900.
5 ASCG serie Corrispondenza, I. 3, 1901.
6 Ivi.
7 ASCG serie Corrispondenza, I. 3, 1902.
8 MARIA FRANCESCA DI GESÙ, Lettere, Genova, 1995, pp. 778-779.
9 ASCG serie Corrispondenza, I. 3, 1904.
10 Ivi.
11 Ivi.
12 Ivi.
13 Ivi.
14 Ivi.
15 Ivi.
16 Ivi.
17 Ivi.
18 Ivi.
19 Ivi.
20 Ivi.
SUOR GAETANA TESTIMONE SULLA MADRE FONDATRICE AL PROCESSO ORDINARIO DI MONTEVIDEO
Suor M. Gaetana di san Biagio fu una delle principali testimoni durante il Processo ordinario celebrato nell’arcidiocesi di Montevideo dal 21 novembre 1941 al 16 marzo 1945. I testi sono successivamente stati pubblicati nel volume Sacra Congregatio pro causis sanctorum. Montisvidei seu Ianuen. Canonizationis Servæ Dei Mariæ Franciscæ a Jesu. Positio super virtutibus (Roma, Tip. Guerra, 1984). Nella 2^ sessione svoltasi il 15 dicembre 1941 Madre Gaetana è chiamata come prima testimone, anche in considerazione dei lunghi anni in cui Madre Gaetana ha vissuto con la Serva di Dio.
I TESTIS: SOROR MARIA CAIETANA A S. BLASIO (in saec. Ida Lanza), rel. Congr. Ter. Cap., ann. 72 (V.). Sessio 2ª diei 15 dec. a. 1941.
La teste ha trattato personalmente per una decina di anni la Serva di Dio, che accompagnò a Montevideo ed assistette in morte. Quanto, perciò, ha deposto viene qui appresso riportato. § 7 Per 10 annos cum D. F. fuit.
Ad. 1 (Proc. fol. 62): Mi chiamo Suor Gaetana di S. Biagio, al secolo Ida Lanza, di anni 72, religiosa e, per la seconda volta, Delegata Provinciale delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano. Ho trattato personalmente con la Serva di Dio, per una decina d’anni, più o meno. Ho l’idea che era una santa. Durante la sua infanzia e gioventù diede dimostrazioni di vita virtuosa, cooperando con S. Giovanni Bosco e con San Giuseppe Cottolengo1 in opere di carità, nelle quali si distinse in tutta la sua vita.
§ 8 Moderatores D. F. spirituales memorantur.
Ad. 2: Credo che sia nata a Carmagnola ma non ricordo in che anno. I suoi genitori erano benestanti e godevano di una condizione sociale onorevole. Perduti i genitori (essa) fu raccolta dalla Signora Montagnini la quale la portò a Torino, tenendola come una figlia. I suoi primi direttori spirituali furono P. Carpignano e P. Giugagnino2; questo ultimo, nel 1928, trovandomi io a Torino, mi disse di darci da fare per la causa di beatificazione della Madre e che lui era disposto a deporre al riguardo. Rinunciando alla proposta che si sposasse, desiderò farsi religiosa e trovandosi a Loano, durante la stagione estiva, si incontrò con Padre Stanislao da Genova3 e Padre Angelico da Sestri, Cappuccini, e decise di fondare la nostra Congregazione.
§ 9 De fundationis initio
Ad. 3: La signorina Elice, che stava a Loano, aveva intenzione di fondare una Congregazione per l’assistenza a domicilio, degli ammalati. Si associarono in questo proposito e la signorina Elice cedette una piccola proprietà. Ma, poco dopo, non essendo d’accordo sulla forma che doveva avere la Congregazione, si separarono. I padri Cappuccini, fornirono a queste due signorine un piccolo metodo di vita che io non conosco: so che era molto rigoroso. Le sorelle4 della Signorina Elice si opponevano a questa fondazione. Le prime compagne furono, Suor Scolastica, ancora vivente, Suor Geltrude, Suor Teresa, Suor Veronica. La Congregazione fu fondata il 23 gennaio 1885.
§ 10 Propter altas virtutes antistita fuit electa.
Ad. 4: La Madre Francesca ritardò il suo ingresso perché desiderava lasciare sistemati i suoi affari nel secolo: le fu imposto il nome di Suor Maria Francesca di Gesù, e per le sue virtù, la sua autorità, ed il suo spirito intraprendente, fu nominata superiora, contro la sua volontà. La sua discrepanza con la Signorina Elice dipendeva in primo luogo dal fatto che questa desiderava che la Congregazione accogliesse un numero ridotto di religiose mentre quella voleva ch’esse fossero in gran numero e che abbracciasse molte opere. Inoltre, alla Signorina Elice non faceva piacere che Suor Francesca e le Consorelle insegnassero il catechismo ai marinai. Per ciò la signorina Elice si ritirò a casa sua e Suor Francesca continuò l’opera nella casa chiamata "Conventino".
§ 11 Heroica D. F. et consororum caritas memoratur.
Ad. 5 (Proc. fol. 63v): Dapprima fondarono una casa a Voltri, dove assistettero eroicamente gli ammalati durante la peste di vaiuolo; nell’archivio della Comunità esistono le note di encomio con le quali le autorità municipali elogiarono e ringraziarono le Suore per il loro eroico sacrificio. Dopo il terremoto di S. Remo, la Madre, con le sue consorelle, furono chiamate ad assistere gli ammalati di epidemia. Le religiose abitavano in una casa di legno nella quale io stessa ho abitato. La casa di Loano fu costruita, parte con quello che aveva donato la Signorina Elice5 e parte con il peculio personale della Madre Francesca.
§ 12 Primae fundationes in Italia.
Ad. 6: In Italia, la Madre fondò le case di Genova, Porto Maurizio, Levanto e non ricordo quali altre case. Nel fondare le case, lo scopo della Madre era quello della assistenza agli ammalati, preferibilmente a domicilio, e l’insegnamento della dottrina cristiana alle classi povere.
§ 13 De moderatoribus spiritualibus
Questi lavori spirituali produssero molto frutto nella anime. A quell’epoca i suoi direttori spirituali furono P. Angelico da Sestri, P. Stanislao da Stellino; P. Fortunato da Mandatici, P. Filomeno da Coronata, P. Fedele da Nicosia e Luigi da Stella6 e alcuni altri.
§ 14 De fundationibus in America Meridionali.
Ad. 7: (Proc. fol. 64): Il 24 maggio 1892 la Madre arrivò a Montevideo: io ero una delle sue accompagnatrici. La prima casa che occupò, fu l’ospedale italiano. L’ospedale italiano aveva chiesto a Mons. Soler una comunità religiosa, ma il Sig. Arcivescovo non desiderando assegnarvi un cappellano non volle che alcuna comunità si incaricasse della istruzione. Il P. Angelico, nel far venire le religiose cappuccine, ignorava la suddetta disposizione. Una volta giunte a Montevideo, per intervento dei P.P. Gesuiti, (l’Arcivescovo) accondiscese che la nostra comunità si occupasse dell’ospedale. Da Montevideo la Madre andò a fondare la casa di Rosario di Santa Fè; io l’accompagnai nel suo viaggio e ricordo ch’ella rifiutò di prendere alloggio in un albergo ben attrezzato, preferendo la ristrettezza e la non comodità che poteva offrire l’ospedale ancora in costruzione. Nel 1894, mentre noi abitavamo a Montevideo, in una casa di via Gaboto, tra Canelones e Maldonado, la Madre andò a Genova per cercare nuove religiose. Le suore si dedicarono ai lavori e all’insegnamento dei medesimi. (La Madre) fondò il collegio di Rosario, le case di Alberdi, Minas, Buenos Aires, Belveder. Fece quattro viaggi in Europa.
§ 15 In Brasilia religiosae quaedam occisae sunt.
Ad. 8: Mi consta che la fondazione di Barra de Corda, nel Marañaho, richiese un viaggio lungo e faticoso; fu chiamata dai Padri Cappuccini della provincia di Milano e intorno al suo lavoro ed alla sua morte, so quello che è contenuto nel libro scritto al riguardo. Il Santo Padre Leone XIII, quando venne a sapere il martirio delle suore, disse: “Sono le primizie del secolo: facciamo suffragi”. La Madre scampò alla morte per aver intrapreso il viaggio di ritorno in Europa. Nominata per la seconda volta Superiora Generale, e, fondata la casa di S. Margherita, si dedicò alla fondazione di alcuni collegi, già enumerati precedentemente. Dato il suo silenzio al riguardo, ci sembrava che godesse buona salute, ma in seguito, quando si dichiarò la sua ultima malattia il medico disse che doveva essere sofferente da molto tempo.
§ 16 Peculiares D. F. divotiones.
Ad. 9: (Proc. fol. 67 v.): Mi consta che possedeva un grande spirito di fede e mai ho notato in lei il minimo vacillamento, in tutti i dogmi e in tutto ciò che la Chiesa propone. Ogni giorno faceva meditazione e la inculcava a noi, e, guai se l’avessimo trascurata. Le speciali devozioni che notavamo in lei erano: quella al Santissimo Sacramento, alla SS.ma Vergine Immacolata e a San Giuseppe. In modo speciale, prediligeva copiare le virtù di S. Teresa di Gesù. Ho inteso dire che prima di essere religiosa, era molto assidua nel frequentare i Sacramenti. Nei momenti di dubbio e di difficoltà, notavamo sempre, in lei, un grande spirito di fede e di fiducia in Dio, spirito che certamente s’invigoriva vicino al Santissimo Sacramento, dinanzi al quale si raccoglieva prima di incominciare le sue opere. Fondò gli oratori festivi per propagare la dottrina cristiana e per insegnare ad amare e servire Dio. Nelle difficoltà, ci esortava sempre ad avere una grande fede e fiducia in Dio. Appena arrivava nelle case che andava a visitare, la prima cosa che faceva era la visita al Santissimo Sacramento.
§ 17 Consilia, opera, verba spem D. F. altam monstrabant.
Ad. 10: Possedeva una grande speranza in Dio e mai mise in dubbio che le sarebbe venuta meno la provvidenza di Dio. Per quanto mi consta, questo potemmo osservarlo nella fondazione di Belvedere e quando fu abbandonata dalla Signorina Elice. Tutti i suoi consigli erano orientati verso le speranze del cielo; la medesima cosa faceva di fronte ai dubbi, ai viaggi, alle fondazioni, ed operava sempre dietro consiglio dei suoi direttori.
§ 18 Finis D. F. apostolatus memoratur.
Ad. 11: Si distinse sempre per il suo amore verso Dio, e nelle sue parole, e nelle sue opere. Tutto le serviva per inculcare in noi l’amore a Dio. La sua costante preoccupazione era la gloria di Dio e il bene delle anime; a questo fine castigava il suo corpo, per quanto a noi stiracchiava il permesso di far penitenza. Molte volte, e specialmente nei suoi viaggi in Brasile, manifestò il suo desiderio di martirio.
§ 19 Heroica fuit D. F. caritas in aegrotas.
Ad. 12: Era molto generosa verso i bisognosi anche nei minimi particolari come per esempio quello di non prendere gli avanzi del biglietto nei loro viaggi in tram. (Sic). Aveva molta carità con gli ammalati, mi consta che, in una circostanza, abbracciò e baciò un’ammalata dall’aspetto ripugnante allo scopo di farle ricevere i Sacramenti. Si preoccupò enormemente affinché gli ammalati ricevessero gli aiuti spirituali; li visitava nelle loro case e negli ospedali, passando, molte volte, vicino ad essi tutta la notte, trattandoli tutti con benignità e dolcezza maggiore di quella che usava con noi verso cui si mostrava sempre austera e severa. Il suo atteggiamento zelante e caritatevole fu, senza dubbio, un gran motivo perché si propagasse la sua Congregazione.
§ 20 Simplex ac prudens.
Ad. 13 (Proc. fol. 69): Le sue opere furono guidate dalla prudenza divina. Era di una grande vivacità, che, a volte, mi sembrava estrema. Era di una semplicità e di un candore grandi, senza tergiversazioni e senza politica e, forse, questa sua attitudine le creò qualche ostacolo e qualche difficoltà: si comportava in questo modo con tutti. In tutte le sue cose chiedeva consiglio a persone prudenti tra le quali ricordo Mons. Isasa, Padre Angelico da Sestri e P. Garriga, rettore dei Gesuiti.
§ 21 Omnibus superioribus subissa.
Ad. 14 (Proc. fol. 69): Rendeva, con esattezza, il culto a Dio e procurava che gli altri glielo rendessero. Rendeva il culto ed era sottomessa ai suoi superiori gerarchici. Che io sappia non mancò benché minimamente in questa virtù per quanto si riferisce al prossimo. Per tradizione della sua famiglia so che fu molto buona con i suoi genitori, tutori e parenti. La pratica di questa virtù andava unita a quella della carità.
§ 22 Suam indolem domuit.
Ad. 15: Era una religiosa di grande abnegazione; non pensava mai a se stessa e noi dovevamo aver cura di lei, dei suoi bisogni e delle sue comodità. Non abbiamo mai notato che si lasciasse dominare dalle sue passioni.
§ 23 Fortis in superandis difficultatibus.
Qualche volta l’ho vista sdegnata, ma sempre per un motivo giusto, per insistere nella disciplina e nell’osservanza e mai senza un motivo ragionevole. Poi subito ci trattava con dolcezza. Mostrò sempre una grande mansuetudine nelle persecuzioni e nei contrattempi e, in queste circostanze ci portava davanti al Santissimo Sacramento di fronte al quale il suo spirito si rasserenava traendone conforto. Era molto parca nel mangiare e nel dormire; al riguardo, non accettava mai alcunché di particolare, ed osservava strettamente i digiuni della Chiesa; bisogna notare che, in quel tempo, attraversò ristrettezze del genere.
§ 24 Modesta et humilis.
Era seria nel modo di camminare e di portamento modesto e umile, senza affettazione e non voleva che noi ostentassimo un portamento esageratamente mistico. Era moderata nel parlare, sebbene le piacesse di farci delle conferenze per istruirci, ammonirci e correggerci. Sono convinta che, in ogni attitudine descritta in questo interrogatorio, non fu mai mossa da un passione disordinata, ma da un grande desiderio di servire Dio e di formarci spiritualmente buone religiose.
Ad. 16 (Proc. fol. 70): Aveva un gran desiderio di imitare S. Teresa nella sua fortezza; teneva spesso tra le sue mani le opere della Santa della quale ci parlava frequentemente. Era risoluta e ferma nelle sue decisioni. Sopportava con fortezza tutte le contrarietà che la incalzavano; a volte, la vedevamo piangere ma ci edificava sempre per la sua fortezza. Disprezzava gli onori e le adulazioni e ci inculcava questa attitudine al punto che non gradiva usassimo il titolo di Superiora; essa accettava solamente il semplice titolo di Madre. Il suo atteggiamento fu sempre costante, uguale e conseguente.
§ 25 Fundatrix D. F. vere fuit.
Ad. 17: Senza alcun dubbio può essere considerata la fondatrice della nostra Comunità. La Signorina Elice ebbe la volontà di fondare ma chi fondò e fece fronte a tutte le difficoltà della fondazione fu la Serva di Dio. Lo spirito che ha la Congregazione, penso che lo si deve a Lei. Fondò innumerevoli case e ottenne dalla Santa Sede l’approvazione della nostra Congregazione7. Come superiora fu sempre Madre, nei lavori fu sempre la prima. Credo che fu uguale con tutte. Mai tollerò i nostri difetti, in questo fu intransigente malgrado la sua bontà. Il suo tratto con tutte fu dolce, affabile e senza affettazione.
§ 26 Die 6 augusti a. 1904 D. F. obitus.
Ad. 18: Morì nel convento di via Minas y Guayabo (Montevideo), il 6 agosto 1904, assistita spiritualmente da Mons. Isasa, che veniva a trovarla ogni giorno, e il quale legò il proprio pastorale al suo letto e celebrò varie volte la Santa Messa nella stanza di lei. Fu assistita, anche, da P. Damiano da Finalborgo, Mons. Soler ordinò che si pregasse in tutte le chiese per impetrare la salute della Madre. Sopportò con molta pazienza la sua ultima infermità; fu operata per due volte, contro la sua volontà.
§ 27 De postremo D. F. morbo.
La sua malattia fu appendicite e peritonite, e malgrado i dolori non voleva le si facessero iniezioni; ma i medici gliele fecero lo stesso. I suoi dolori erano così acuti che non poteva trattenere le grida. Chiedeva al Signore che le permettesse di andare a Genova e rimanervi almeno un’ora per sistemare alcuni affari. La sua preoccupazione era tale che malgrado la gravità il 1° agosto, aveva i bauli pronti per partire. Dopo la sua morte tutti notammo nel suo volto una trasfigurazione completa. L’unica cosa che posso dire è di averla intesa dire molte volte che sarebbe morta presto. Fra le religiose fu un pianto generale.
§ 28 Multi reliquias expetivereunt.
Un gran numero di persone venne a visitarne il cadavere e volevano tagliare dei pezzi di stoffa del suo abito.
§ 29 Sancta fere ab omnibus reputatur.
Ad. 19 (Proc. fol. 71): Noi la ritenevamo una Santa, e la stessa fama godeva fra persone probe e pie nonostante che alcune, le quali avevano avuto qualche contrasto con lei, non la giudicassero nello stesso modo. Questa fama di santità fu costante e deriva dalle virtù della sua vita, ed aumentò a causa dell’atteggiamento della S. di Dio di fronte alle contrarietà. L’elogio funebre fu pronunciato da Mons. Eusebio de Leon, il quale esaltò le sue virtù e la fama di santità. A Rosario di Santa Fè, l’elogio fu fatto da Mons. Silva, Vicario Generale, il quale, esaltò le sue virtù, aggiungendo inoltre di averla vista diverse volte bussare alla porticina del Tabernacolo per chiedere pane per le sue figlie.
§ 30 Memoratur D. F. virtus in postremo morbo.
Ad. 20: Oltre a quanto ho già dichiarato, aggiungo che soffrì con rassegnazione, offrendo i suoi dolori per il progresso dell’istituto; fu obbediente ai medici, facendo resistenza, tuttavia, alle operazioni ed alle iniezioni calmanti. Ci edificò con la sua virtù. Malgrado fosse intontita dalle iniezioni chiese gli ultimi sacramenti con grande devozione e, ricordo che mi disse: "Suor Gaetana, come sono differenti le cose alla luce di questo cero". Alla sua morte tutti quelli che la conoscevano dissero "è morta una santa". Le sue esequie furono una grande dimostrazione popolare; vi assistettero Mons. Soler e Mons. Isasa, ed una gran quantità di sacerdoti e religiosi. Mons. Ardoino, con i suoi parrocchiani, aspettarono il corteo alla curva di Belveder da dove i suoi resti furono portati a braccia fino al cimitero di la Teja, dove fu sepolta. La notte che la Serva di Dio morì, Suor Onorata, residente allora nell’ospedale italiano di Rosario di Santa Fè dice di averla vista in sogno insieme con le suore morte nel Marañaho. Prima di venire, parlando con Mons. Silva di Rosario di Santa Fè, il quale era oggetto di una grande calunnia essa gli prognosticò che presto sarebbe stato liberato dalla sua sofferenza; e così accadde.
§ 31 Multi D. F. sepulcrum visitant.
Ad. 21 (Proc. fol. 72): Per devozione il suo corpo fu trasferito alla cappella di Belvedere; sulla sua tomba vi è una lapide con un’iscrizione. Il suo cadavere non fu imbalsamato. Molti fedeli vanno a pregare sul suo sepolcro ed invocano la sua protezione. Ho ricevuto qualche offerta spontanea per fare il suo processo. Io suppongo che la Madre sta in cielo. Quelli che la conobbero dentro e fuori la comunità, ricordano pietosamente le sue azioni e le sue virtù. Molte persone affermano di aver ricevuto grazie per intercessione sua.
§ 32 De gratiis ac sanationibus.
Ad. 22: Si dice che si siano ottenute grazie e miracoli per intercessione sua e che siano stati documentati. Ho veduto i suoi resti, consistenti nelle ossa contenute in un’urna. Conosco ed ho letto gli articoli del Vice-Postulatore; non ho nulla da osservare e li accetto tutti.
Suor M. Gaetana di san Biagio fu una delle principali testimoni durante il Processo ordinario celebrato nell’arcidiocesi di Montevideo dal 21 novembre 1941 al 16 marzo 1945. I testi sono successivamente stati pubblicati nel volume Sacra Congregatio pro causis sanctorum. Montisvidei seu Ianuen. Canonizationis Servæ Dei Mariæ Franciscæ a Jesu. Positio super virtutibus (Roma, Tip. Guerra, 1984). Nella 2^ sessione svoltasi il 15 dicembre 1941 Madre Gaetana è chiamata come prima testimone, anche in considerazione dei lunghi anni in cui Madre Gaetana ha vissuto con la Serva di Dio.
I TESTIS: SOROR MARIA CAIETANA A S. BLASIO (in saec. Ida Lanza), rel. Congr. Ter. Cap., ann. 72 (V.). Sessio 2ª diei 15 dec. a. 1941.
La teste ha trattato personalmente per una decina di anni la Serva di Dio, che accompagnò a Montevideo ed assistette in morte. Quanto, perciò, ha deposto viene qui appresso riportato. § 7 Per 10 annos cum D. F. fuit.
Ad. 1 (Proc. fol. 62): Mi chiamo Suor Gaetana di S. Biagio, al secolo Ida Lanza, di anni 72, religiosa e, per la seconda volta, Delegata Provinciale delle Suore Terziarie Cappuccine di Loano. Ho trattato personalmente con la Serva di Dio, per una decina d’anni, più o meno. Ho l’idea che era una santa. Durante la sua infanzia e gioventù diede dimostrazioni di vita virtuosa, cooperando con S. Giovanni Bosco e con San Giuseppe Cottolengo1 in opere di carità, nelle quali si distinse in tutta la sua vita.
§ 8 Moderatores D. F. spirituales memorantur.
Ad. 2: Credo che sia nata a Carmagnola ma non ricordo in che anno. I suoi genitori erano benestanti e godevano di una condizione sociale onorevole. Perduti i genitori (essa) fu raccolta dalla Signora Montagnini la quale la portò a Torino, tenendola come una figlia. I suoi primi direttori spirituali furono P. Carpignano e P. Giugagnino2; questo ultimo, nel 1928, trovandomi io a Torino, mi disse di darci da fare per la causa di beatificazione della Madre e che lui era disposto a deporre al riguardo. Rinunciando alla proposta che si sposasse, desiderò farsi religiosa e trovandosi a Loano, durante la stagione estiva, si incontrò con Padre Stanislao da Genova3 e Padre Angelico da Sestri, Cappuccini, e decise di fondare la nostra Congregazione.
§ 9 De fundationis initio
Ad. 3: La signorina Elice, che stava a Loano, aveva intenzione di fondare una Congregazione per l’assistenza a domicilio, degli ammalati. Si associarono in questo proposito e la signorina Elice cedette una piccola proprietà. Ma, poco dopo, non essendo d’accordo sulla forma che doveva avere la Congregazione, si separarono. I padri Cappuccini, fornirono a queste due signorine un piccolo metodo di vita che io non conosco: so che era molto rigoroso. Le sorelle4 della Signorina Elice si opponevano a questa fondazione. Le prime compagne furono, Suor Scolastica, ancora vivente, Suor Geltrude, Suor Teresa, Suor Veronica. La Congregazione fu fondata il 23 gennaio 1885.
§ 10 Propter altas virtutes antistita fuit electa.
Ad. 4: La Madre Francesca ritardò il suo ingresso perché desiderava lasciare sistemati i suoi affari nel secolo: le fu imposto il nome di Suor Maria Francesca di Gesù, e per le sue virtù, la sua autorità, ed il suo spirito intraprendente, fu nominata superiora, contro la sua volontà. La sua discrepanza con la Signorina Elice dipendeva in primo luogo dal fatto che questa desiderava che la Congregazione accogliesse un numero ridotto di religiose mentre quella voleva ch’esse fossero in gran numero e che abbracciasse molte opere. Inoltre, alla Signorina Elice non faceva piacere che Suor Francesca e le Consorelle insegnassero il catechismo ai marinai. Per ciò la signorina Elice si ritirò a casa sua e Suor Francesca continuò l’opera nella casa chiamata "Conventino".
§ 11 Heroica D. F. et consororum caritas memoratur.
Ad. 5 (Proc. fol. 63v): Dapprima fondarono una casa a Voltri, dove assistettero eroicamente gli ammalati durante la peste di vaiuolo; nell’archivio della Comunità esistono le note di encomio con le quali le autorità municipali elogiarono e ringraziarono le Suore per il loro eroico sacrificio. Dopo il terremoto di S. Remo, la Madre, con le sue consorelle, furono chiamate ad assistere gli ammalati di epidemia. Le religiose abitavano in una casa di legno nella quale io stessa ho abitato. La casa di Loano fu costruita, parte con quello che aveva donato la Signorina Elice5 e parte con il peculio personale della Madre Francesca.
§ 12 Primae fundationes in Italia.
Ad. 6: In Italia, la Madre fondò le case di Genova, Porto Maurizio, Levanto e non ricordo quali altre case. Nel fondare le case, lo scopo della Madre era quello della assistenza agli ammalati, preferibilmente a domicilio, e l’insegnamento della dottrina cristiana alle classi povere.
§ 13 De moderatoribus spiritualibus
Questi lavori spirituali produssero molto frutto nella anime. A quell’epoca i suoi direttori spirituali furono P. Angelico da Sestri, P. Stanislao da Stellino; P. Fortunato da Mandatici, P. Filomeno da Coronata, P. Fedele da Nicosia e Luigi da Stella6 e alcuni altri.
§ 14 De fundationibus in America Meridionali.
Ad. 7: (Proc. fol. 64): Il 24 maggio 1892 la Madre arrivò a Montevideo: io ero una delle sue accompagnatrici. La prima casa che occupò, fu l’ospedale italiano. L’ospedale italiano aveva chiesto a Mons. Soler una comunità religiosa, ma il Sig. Arcivescovo non desiderando assegnarvi un cappellano non volle che alcuna comunità si incaricasse della istruzione. Il P. Angelico, nel far venire le religiose cappuccine, ignorava la suddetta disposizione. Una volta giunte a Montevideo, per intervento dei P.P. Gesuiti, (l’Arcivescovo) accondiscese che la nostra comunità si occupasse dell’ospedale. Da Montevideo la Madre andò a fondare la casa di Rosario di Santa Fè; io l’accompagnai nel suo viaggio e ricordo ch’ella rifiutò di prendere alloggio in un albergo ben attrezzato, preferendo la ristrettezza e la non comodità che poteva offrire l’ospedale ancora in costruzione. Nel 1894, mentre noi abitavamo a Montevideo, in una casa di via Gaboto, tra Canelones e Maldonado, la Madre andò a Genova per cercare nuove religiose. Le suore si dedicarono ai lavori e all’insegnamento dei medesimi. (La Madre) fondò il collegio di Rosario, le case di Alberdi, Minas, Buenos Aires, Belveder. Fece quattro viaggi in Europa.
§ 15 In Brasilia religiosae quaedam occisae sunt.
Ad. 8: Mi consta che la fondazione di Barra de Corda, nel Marañaho, richiese un viaggio lungo e faticoso; fu chiamata dai Padri Cappuccini della provincia di Milano e intorno al suo lavoro ed alla sua morte, so quello che è contenuto nel libro scritto al riguardo. Il Santo Padre Leone XIII, quando venne a sapere il martirio delle suore, disse: “Sono le primizie del secolo: facciamo suffragi”. La Madre scampò alla morte per aver intrapreso il viaggio di ritorno in Europa. Nominata per la seconda volta Superiora Generale, e, fondata la casa di S. Margherita, si dedicò alla fondazione di alcuni collegi, già enumerati precedentemente. Dato il suo silenzio al riguardo, ci sembrava che godesse buona salute, ma in seguito, quando si dichiarò la sua ultima malattia il medico disse che doveva essere sofferente da molto tempo.
§ 16 Peculiares D. F. divotiones.
Ad. 9: (Proc. fol. 67 v.): Mi consta che possedeva un grande spirito di fede e mai ho notato in lei il minimo vacillamento, in tutti i dogmi e in tutto ciò che la Chiesa propone. Ogni giorno faceva meditazione e la inculcava a noi, e, guai se l’avessimo trascurata. Le speciali devozioni che notavamo in lei erano: quella al Santissimo Sacramento, alla SS.ma Vergine Immacolata e a San Giuseppe. In modo speciale, prediligeva copiare le virtù di S. Teresa di Gesù. Ho inteso dire che prima di essere religiosa, era molto assidua nel frequentare i Sacramenti. Nei momenti di dubbio e di difficoltà, notavamo sempre, in lei, un grande spirito di fede e di fiducia in Dio, spirito che certamente s’invigoriva vicino al Santissimo Sacramento, dinanzi al quale si raccoglieva prima di incominciare le sue opere. Fondò gli oratori festivi per propagare la dottrina cristiana e per insegnare ad amare e servire Dio. Nelle difficoltà, ci esortava sempre ad avere una grande fede e fiducia in Dio. Appena arrivava nelle case che andava a visitare, la prima cosa che faceva era la visita al Santissimo Sacramento.
§ 17 Consilia, opera, verba spem D. F. altam monstrabant.
Ad. 10: Possedeva una grande speranza in Dio e mai mise in dubbio che le sarebbe venuta meno la provvidenza di Dio. Per quanto mi consta, questo potemmo osservarlo nella fondazione di Belvedere e quando fu abbandonata dalla Signorina Elice. Tutti i suoi consigli erano orientati verso le speranze del cielo; la medesima cosa faceva di fronte ai dubbi, ai viaggi, alle fondazioni, ed operava sempre dietro consiglio dei suoi direttori.
§ 18 Finis D. F. apostolatus memoratur.
Ad. 11: Si distinse sempre per il suo amore verso Dio, e nelle sue parole, e nelle sue opere. Tutto le serviva per inculcare in noi l’amore a Dio. La sua costante preoccupazione era la gloria di Dio e il bene delle anime; a questo fine castigava il suo corpo, per quanto a noi stiracchiava il permesso di far penitenza. Molte volte, e specialmente nei suoi viaggi in Brasile, manifestò il suo desiderio di martirio.
§ 19 Heroica fuit D. F. caritas in aegrotas.
Ad. 12: Era molto generosa verso i bisognosi anche nei minimi particolari come per esempio quello di non prendere gli avanzi del biglietto nei loro viaggi in tram. (Sic). Aveva molta carità con gli ammalati, mi consta che, in una circostanza, abbracciò e baciò un’ammalata dall’aspetto ripugnante allo scopo di farle ricevere i Sacramenti. Si preoccupò enormemente affinché gli ammalati ricevessero gli aiuti spirituali; li visitava nelle loro case e negli ospedali, passando, molte volte, vicino ad essi tutta la notte, trattandoli tutti con benignità e dolcezza maggiore di quella che usava con noi verso cui si mostrava sempre austera e severa. Il suo atteggiamento zelante e caritatevole fu, senza dubbio, un gran motivo perché si propagasse la sua Congregazione.
§ 20 Simplex ac prudens.
Ad. 13 (Proc. fol. 69): Le sue opere furono guidate dalla prudenza divina. Era di una grande vivacità, che, a volte, mi sembrava estrema. Era di una semplicità e di un candore grandi, senza tergiversazioni e senza politica e, forse, questa sua attitudine le creò qualche ostacolo e qualche difficoltà: si comportava in questo modo con tutti. In tutte le sue cose chiedeva consiglio a persone prudenti tra le quali ricordo Mons. Isasa, Padre Angelico da Sestri e P. Garriga, rettore dei Gesuiti.
§ 21 Omnibus superioribus subissa.
Ad. 14 (Proc. fol. 69): Rendeva, con esattezza, il culto a Dio e procurava che gli altri glielo rendessero. Rendeva il culto ed era sottomessa ai suoi superiori gerarchici. Che io sappia non mancò benché minimamente in questa virtù per quanto si riferisce al prossimo. Per tradizione della sua famiglia so che fu molto buona con i suoi genitori, tutori e parenti. La pratica di questa virtù andava unita a quella della carità.
§ 22 Suam indolem domuit.
Ad. 15: Era una religiosa di grande abnegazione; non pensava mai a se stessa e noi dovevamo aver cura di lei, dei suoi bisogni e delle sue comodità. Non abbiamo mai notato che si lasciasse dominare dalle sue passioni.
§ 23 Fortis in superandis difficultatibus.
Qualche volta l’ho vista sdegnata, ma sempre per un motivo giusto, per insistere nella disciplina e nell’osservanza e mai senza un motivo ragionevole. Poi subito ci trattava con dolcezza. Mostrò sempre una grande mansuetudine nelle persecuzioni e nei contrattempi e, in queste circostanze ci portava davanti al Santissimo Sacramento di fronte al quale il suo spirito si rasserenava traendone conforto. Era molto parca nel mangiare e nel dormire; al riguardo, non accettava mai alcunché di particolare, ed osservava strettamente i digiuni della Chiesa; bisogna notare che, in quel tempo, attraversò ristrettezze del genere.
§ 24 Modesta et humilis.
Era seria nel modo di camminare e di portamento modesto e umile, senza affettazione e non voleva che noi ostentassimo un portamento esageratamente mistico. Era moderata nel parlare, sebbene le piacesse di farci delle conferenze per istruirci, ammonirci e correggerci. Sono convinta che, in ogni attitudine descritta in questo interrogatorio, non fu mai mossa da un passione disordinata, ma da un grande desiderio di servire Dio e di formarci spiritualmente buone religiose.
Ad. 16 (Proc. fol. 70): Aveva un gran desiderio di imitare S. Teresa nella sua fortezza; teneva spesso tra le sue mani le opere della Santa della quale ci parlava frequentemente. Era risoluta e ferma nelle sue decisioni. Sopportava con fortezza tutte le contrarietà che la incalzavano; a volte, la vedevamo piangere ma ci edificava sempre per la sua fortezza. Disprezzava gli onori e le adulazioni e ci inculcava questa attitudine al punto che non gradiva usassimo il titolo di Superiora; essa accettava solamente il semplice titolo di Madre. Il suo atteggiamento fu sempre costante, uguale e conseguente.
§ 25 Fundatrix D. F. vere fuit.
Ad. 17: Senza alcun dubbio può essere considerata la fondatrice della nostra Comunità. La Signorina Elice ebbe la volontà di fondare ma chi fondò e fece fronte a tutte le difficoltà della fondazione fu la Serva di Dio. Lo spirito che ha la Congregazione, penso che lo si deve a Lei. Fondò innumerevoli case e ottenne dalla Santa Sede l’approvazione della nostra Congregazione7. Come superiora fu sempre Madre, nei lavori fu sempre la prima. Credo che fu uguale con tutte. Mai tollerò i nostri difetti, in questo fu intransigente malgrado la sua bontà. Il suo tratto con tutte fu dolce, affabile e senza affettazione.
§ 26 Die 6 augusti a. 1904 D. F. obitus.
Ad. 18: Morì nel convento di via Minas y Guayabo (Montevideo), il 6 agosto 1904, assistita spiritualmente da Mons. Isasa, che veniva a trovarla ogni giorno, e il quale legò il proprio pastorale al suo letto e celebrò varie volte la Santa Messa nella stanza di lei. Fu assistita, anche, da P. Damiano da Finalborgo, Mons. Soler ordinò che si pregasse in tutte le chiese per impetrare la salute della Madre. Sopportò con molta pazienza la sua ultima infermità; fu operata per due volte, contro la sua volontà.
§ 27 De postremo D. F. morbo.
La sua malattia fu appendicite e peritonite, e malgrado i dolori non voleva le si facessero iniezioni; ma i medici gliele fecero lo stesso. I suoi dolori erano così acuti che non poteva trattenere le grida. Chiedeva al Signore che le permettesse di andare a Genova e rimanervi almeno un’ora per sistemare alcuni affari. La sua preoccupazione era tale che malgrado la gravità il 1° agosto, aveva i bauli pronti per partire. Dopo la sua morte tutti notammo nel suo volto una trasfigurazione completa. L’unica cosa che posso dire è di averla intesa dire molte volte che sarebbe morta presto. Fra le religiose fu un pianto generale.
§ 28 Multi reliquias expetivereunt.
Un gran numero di persone venne a visitarne il cadavere e volevano tagliare dei pezzi di stoffa del suo abito.
§ 29 Sancta fere ab omnibus reputatur.
Ad. 19 (Proc. fol. 71): Noi la ritenevamo una Santa, e la stessa fama godeva fra persone probe e pie nonostante che alcune, le quali avevano avuto qualche contrasto con lei, non la giudicassero nello stesso modo. Questa fama di santità fu costante e deriva dalle virtù della sua vita, ed aumentò a causa dell’atteggiamento della S. di Dio di fronte alle contrarietà. L’elogio funebre fu pronunciato da Mons. Eusebio de Leon, il quale esaltò le sue virtù e la fama di santità. A Rosario di Santa Fè, l’elogio fu fatto da Mons. Silva, Vicario Generale, il quale, esaltò le sue virtù, aggiungendo inoltre di averla vista diverse volte bussare alla porticina del Tabernacolo per chiedere pane per le sue figlie.
§ 30 Memoratur D. F. virtus in postremo morbo.
Ad. 20: Oltre a quanto ho già dichiarato, aggiungo che soffrì con rassegnazione, offrendo i suoi dolori per il progresso dell’istituto; fu obbediente ai medici, facendo resistenza, tuttavia, alle operazioni ed alle iniezioni calmanti. Ci edificò con la sua virtù. Malgrado fosse intontita dalle iniezioni chiese gli ultimi sacramenti con grande devozione e, ricordo che mi disse: "Suor Gaetana, come sono differenti le cose alla luce di questo cero". Alla sua morte tutti quelli che la conoscevano dissero "è morta una santa". Le sue esequie furono una grande dimostrazione popolare; vi assistettero Mons. Soler e Mons. Isasa, ed una gran quantità di sacerdoti e religiosi. Mons. Ardoino, con i suoi parrocchiani, aspettarono il corteo alla curva di Belveder da dove i suoi resti furono portati a braccia fino al cimitero di la Teja, dove fu sepolta. La notte che la Serva di Dio morì, Suor Onorata, residente allora nell’ospedale italiano di Rosario di Santa Fè dice di averla vista in sogno insieme con le suore morte nel Marañaho. Prima di venire, parlando con Mons. Silva di Rosario di Santa Fè, il quale era oggetto di una grande calunnia essa gli prognosticò che presto sarebbe stato liberato dalla sua sofferenza; e così accadde.
§ 31 Multi D. F. sepulcrum visitant.
Ad. 21 (Proc. fol. 72): Per devozione il suo corpo fu trasferito alla cappella di Belvedere; sulla sua tomba vi è una lapide con un’iscrizione. Il suo cadavere non fu imbalsamato. Molti fedeli vanno a pregare sul suo sepolcro ed invocano la sua protezione. Ho ricevuto qualche offerta spontanea per fare il suo processo. Io suppongo che la Madre sta in cielo. Quelli che la conobbero dentro e fuori la comunità, ricordano pietosamente le sue azioni e le sue virtù. Molte persone affermano di aver ricevuto grazie per intercessione sua.
§ 32 De gratiis ac sanationibus.
Ad. 22: Si dice che si siano ottenute grazie e miracoli per intercessione sua e che siano stati documentati. Ho veduto i suoi resti, consistenti nelle ossa contenute in un’urna. Conosco ed ho letto gli articoli del Vice-Postulatore; non ho nulla da osservare e li accetto tutti.
1 Madre Francesca lavorò nella “Piccola Casa” o Cottolengo. Non conobbe il santo Fondatore poiché egli morì il 30 aprile 1842.
2 Leggi: Carpignano e Giuganino.
3 Padre Stanislao dal settembre 1881 si trovava a Roma come Definitore Generale. La Madre non lo conobbe all’inizio della fondazione, ma ebbe in seguito con lui ottimi rapporti.
4 La Elice aveva una sola sorella: Erina.
5 Nessun documento comprova che nella compera del terreno e costruzione della casa di Loano abbia contribuito la signorina Elice.
6 Tutti questi Padri Cappuccini si sono dedicati all’Istituto ma non erano suoi direttori spirituali.
7 Madre Francesca chiese alla Santa Sede l’approvazione della Congregazione, ma tale approvazione giunse solo nel febbraio del 1910.
2 Leggi: Carpignano e Giuganino.
3 Padre Stanislao dal settembre 1881 si trovava a Roma come Definitore Generale. La Madre non lo conobbe all’inizio della fondazione, ma ebbe in seguito con lui ottimi rapporti.
4 La Elice aveva una sola sorella: Erina.
5 Nessun documento comprova che nella compera del terreno e costruzione della casa di Loano abbia contribuito la signorina Elice.
6 Tutti questi Padri Cappuccini si sono dedicati all’Istituto ma non erano suoi direttori spirituali.
7 Madre Francesca chiese alla Santa Sede l’approvazione della Congregazione, ma tale approvazione giunse solo nel febbraio del 1910.