Estremi cronologici: 1924 dic. 31 – 1969 ago. 22
Consistenza: nn. 5 buste, n.1 filza, nn. 11 quaderni, n. 1 scatola e n. 1 album fotografico
Descrizione: La sottoserie consiste nella documentazione afferente alla prima esperienza missionaria in Africa della Suore Terziarie Cappuccine. A seguito della conquista italiana dell’Abissinia nel 1935, i missionari Cappuccini francesi che si trovavano ad Harar furono rimpatriati e sostituiti da quelli di nazionalità italiana. Il Superiore dei Missionari Cappuccini genovesi, padre Callisto da Sestri Ponente ofmcap, che col primo gruppo di missionari già da tempo si trovava sul posto, consigliò il Vescovo di Harar, mons. Andrea Jarousseau, cappuccino della Provincia di Toulouse, di far richiesta delle Suore di Madre Rubatto per sostituire le Religiose Francescane di Calais, che operavano in quella Missione da più di quarant’anni, nel servizio del Lebbrosario e dell’Orfanatrofio, a cui si aggiunse il servizio infermieristico nei due Ospedali di recente costruzione.
Il primo gruppo di Missionarie partì per l’Africa l’11 luglio 1937 e giunsero ad Harar il 26 luglio 1937; alle loro cure venne affidato il Lebbrosario “Sant’Antonio”, l’Ospedale civile (poi militare), l’Ospedale indigeno (che raccoglieva in massima parte gli indigeni poveri affetti da malattie croniche), l’Orfanatrofio femminile “S. Chiara” e il Seminario indigeno. Altre tre partenze dall’Italia si succedettero e l’Istituto vi destinò in soli tre anni e mezzo, ventidue Suore.
Purtroppo l’avventura abissina venne drammaticamente interrotta nel novembre 1942 per l'occupazione del Paese da parte delle forze alleate Inglesi. Il Governo britannico pertanto eseguì non solo l’immediata evacuazione e il rimpatrio dei missionari italiani, ma altresì la confisca di tutti i beni della Missione e la requisizione delle cronache e ogni tipo di documento riguardante le opere missionarie. E proprio a proposito dei beni confiscati la sottoserie conserva una nutrita documentazione sulla pratica di risarcimento dei danni di guerra, che si è chiusa solo nel 1969.
La sottoserie nell'Ordinamento Villa era conservata in una scatola contenente nn. 3 faldoni: “Corrispondenza con Prelati e trattative Missione Harar” (con nn. 2 buste: “Lettere riguardanti l’accettazione della Missione di Harar” e “Trattative viaggi Missione Africa O.I. Harar”); “Corrispondenza delle Suore dalla Missione di Harar” (denominazione originale) e “Relazioni e cenni Missione Harar” (denominazione originale). Nn. 13 fascicoli denominati: “Corrispondenza diretta alle Suore [religiosa]”; “Lettere, saluti auguri per le prime Suore Missionarie partenti per Africa O. I[talia]na. 1937”; “Abissinia. Qualche appunto dal Diario di una missionaria T.C”; “Relazioni delle Suore Missionarie di Harar. A.O.I”; “Corrispondenza [di p. Ireneo da Arenzano ofmcap]”; “Corrispondenza varia”; “Corrispondenza dei parenti nostre Suore in Africa in risposta alle notizie date da noi a essi 1941”; Pratica “Risarcimento danni di guerra”; “Suore Oblate Francescane di Maria Immacolata”; “Notizie delle Missionarie tramite la CRI e la Segreteria di Stato (Propag[anda] Fide)”; “Relazioni e cenni Missione Harar”. Nn. 6 quaderni e nn. 6 fascicoli “Missione Africa 1937- 42”; nn. 2 quaderni e nn. 2 fascicoli “Nozioni di lingua Oroma o Galla”; nn. 5 teli di cotone dattiloscritti “Relazioni e notizie scritte su tela” tenuti insieme da una carta “Missione d’Harar (Abissinia) 1937-1942”; n. 1 filza denominata: “Suore Terziarie Cappuccine di Loano V.G.M.G.F. Deus meus et omnia. Appunti memorie (sotto forma di semplice cronaca o diario per uso privato della comunità) sulla nostra missione in Africa Orientale Italiana svoltasi in Harar (Abissinia)”.
La documentazione inoltre si avvale di un copioso corredo fotografico coevo raccolto in una scatola e in un album fotografico. Quest’ultimo, denominato: «Nella nostra Missione di Harar. Suore Terziarie Cappuccine» è costituito da un volume in 4°, rilegato in pelle decorata ad imitazione serpente sui quadranti e con impressioni a secco sul dorso, contenente 275 tra fotografie b/n, cartoline e stampe scelte tra ben 455 documenti. Un inscindibile corredo fotografico alle Memorie, rimasto unico per ampiezza, relativo a quel periodo, la cui finalità è rappresentare non solo la realtà missionario-apostolica vissuta nella regione di Harar, ma anche quella culturale e naturalistica dell’Africa, ancora poco conosciuta nell’Italia degli anni ’30-‘40. Tra le foto di gruppo ‘ufficiali’ delle Suore non è insolito trovare ritratti di autoctoni raffigurati nelle loro acconciature o nei vestiti tradizionali; altre immagini riguardano la fauna locale e i paesaggi, secondo un gusto narrativo-documentario assai diffuso nella tradizione odeporica della cultura del Ventennio. Le foto più numerose documentano il Lebbrosario: ritraggono i malati, singolarmente o in gruppo, o scene del loro doloroso quotidiano nei tucul, le medicazioni all’aperto, le processioni al Cimitero in occasione della morte, ma anche le visite del Vicario apostolico e soprattutto le Suore in mezzo a gruppi di malati. Il Memoriale è stato sottoposto a digitalizzazione nel 2017 ed è integralmente consultabile nella sezione multimediale.