La documentazione archivistica prodotta dall’attività amministrativa ed istituzionale della Curia generale fin dalla fondazione è andata sedimentandosi omogeneamente nei due uffici della Segreteria e dell’Economato. La documentazione generata dal primo inizialmente si è avvalsa dell’assiduo lavoro di sr. M. Angelica Pisano che, vivente la Fondatrice, era Vicaria, pertanto esplicava tutte le pratiche ufficiali di competenza del Governo centrale durante le lunghe assenza di Madre Rubatto.
Una volta Madre generale, mandato svolto per circa trent’anni, sr. M. Angelica si è dedicata alla stesura dei Verbali di Consiglio, degli Atti dei Capitoli generali, dei registri dell’anagrafe, per citare solo i documenti seriali più importanti, oltre a conservare le minute di lettere destinate alla Delegata d’America e alle Superiore, alla Santa Sede, al Cardinale protettore, ai vescovi d’Italia e d’America, e soprattutto alla Curia generale e a quella provinciale di Genova, dell’Ordine dei frati minori Cappuccini.

   Successivamente il compito di archiviazione sembra essere svolto in misura sempre maggiore dalle Segretarie generali nominate nei Capitoli elettivi: sr. M. Dorotea Alberico (dal 1911 al 1925); sr. M. Francesca Martini (dal 1925 al 1935); sr. M. Pia Vernazza (dal 1935 al 1947); sr. M. Agnese Caielli (dal 1947 al 1959); sr. M. Candida Birolini (dal 1959 al 1972); sr. Vincenza Leoni (dal 1972 al 1984) e sr. Silvia Frigeni (dal 1984 al 1995).
Un particolare apporto è riconducibile a sr. M. Pia Vernazza che, quando ricoprì l’ufficio, cominciò a redigere brevi regesti sui fascicoli riguardanti soprattutto le lettere di vescovi e sacerdoti con la richieste di suore, le dispense e le pratiche personali delle stesse. Un altro distinguibile contributo nella tenuta dell’archivio corrente è stato svolto in tempi più recenti da sr. Vincenza Leoni, segretaria di sr. Romana Villa.

    Alla luce di questi dati possiamo pertanto concludere che l’archivio storico della Curia è stato sottoposto al più rilevante e decisivo ordinamento da Madre Romana Villa, che vi ha lavorato tra il 1984 e il 1997, con criteri che, per quanto scrupolosi, risentono di un’urgenza gestionale e del bisogno di tematizzare il materiale documentario (forse allo scopo di facilitarne il reperimento e la consultazione) che ha prevalso sul rispetto dell’originaria sedimentazione, incidendo a volte irreparabilmente sulla conservazione dei vincoli archivistici. Pertanto perdute, anche se parzialmente, le connessioni logiche e strutturali del vincolo, necessità irrinunciabili per l’inalterabilità delle serie, quanto lasciatoci da Madre Romana Villa solo in parte rispecchia la naturale sedimentazione avvenuta nell'ambito delle attività dei vari uffici della Curia dalle origini agli anni '80 del XX sec.

    La prima difficoltà incontrata nel risalire all’ordinamento originario risente dei trasferimenti di sede del Governo generale (Loano, Genova, Genova-Quarto e Roma) che ha interrotto, e a volte reso meno coerente, la sedimentazione naturale di alcune serie. Da una tradizione orale risulta infatti che l’archivio della Casa-madre di Loano non abbia seguito se non in parte la Curia a Genova nel 1888, recuperato nella sua completezza solo nel 1984. Ma anche dopo il 1972, a seguito della decentralizzazione dell’Istituto, l’archivio della Curia è coesistito nella medesima sede per quasi trent’anni con quello della Curia della Provincia italiana, con inevitabili sfasature di competenza, ad esempio nel recepire gli archivi particolari delle case che sono state chiuse negli anni successivi all’erezione della Provincia.

    Un’altra criticità, incontrata nel ricostruire l’ordinamento originario, è stata la debordante commistione tra la documentazione archivistica e l’ampia messe di storiografia e bibliografia di corredo raccolta dal CSMR 1 relativa ai primi quarant’anni dell’Istituto, afferente sia alla Fondatrice che al complesso iter legislativo degli inizi, conclusosi con le Costituzioni definitive solo nel 1928. Il CSMR si era interessato in modo particolare della prima in vista della beatificazione di Madre Francesca, e della seconda dal 1969 al 1982 per la revisione delle Costituzioni e degli Statuti dell’Istituto. La presenza di documentazione archivistica e storiografia si giustifica con l’intenzione di non perdere nulla di quanto potesse riguardare la vita della Madre Fondatrice e di studiare l’evoluzione normativo-carismatica dell’Istituto, anche se ciò ha provocato, un reale stravolgimento della “sedimentazione naturale e necessaria” che costituisce essenzialmente la funzione e la struttura di un archivio.

    Il lavoro pionieristico, prezioso e puntuale che le storiche dell’Istituto e Madre Romana Villa hanno compiuto, se da una parte ha portato alla luce documenti e dati storici fino ad allora ignorati, non solo della Fondatrice, ma anche di personaggi a lei contemporanei, vescovi, frati cappuccini e autorità civili, che tanto hanno influenzato le scelte delle Terziarie Cappuccine di Loano, dall’altra ha affastellato materiali eterogenei che non potevano condividere la medesima sede della documentazione originale, e ancor meno sopraffarla.

    Contemporaneamente all’ordinamento, Madre Villa ha realizzato anche il condizionamento del materiale documentario, e quale fosse il precedente ad oggi non è dato sapere. Alcune serie, in forma di registri o in fascicoli di carte sciolte, sono state condizionate in buste di carta da pacco, spesso confezionate artigianalmente 2, altre sono state inserite in filze e le carte, purtroppo, forate. Una rilevante inadeguatezza nella conservazione ha segnato i manoscritti della Fondatrice e la documentazione coeva che, per lungo tempo oggetto di consultazione e studi anche filologici, è stata condizionata in buste di plastica foto-termosensibili, spesso a diretto contatto con fotocopie allegate all’originale perché storiograficamente afferenti, il cui inchiostro è degenerato.
Nella cattiva conservazione dei documenti, che hanno comunque mantenuto una buona leggibilità, un ruolo considerevole ha giocato la pessima qualità dei supporti tipici dei fondi custoditi nell’ASCG: fatta eccezione per quella dei rescritti della Santa Sede e di alcuni registri, la Curia usava abitualmente carta economica di computisteria e una carta velina (con grammatura ridotta, la sola consentita per la posta aerea) estremamente fragile, usuale nella corrispondenza con le suore d’America e d’Africa fino agli anni ’80 del secolo scorso.


1 Abbreviazione del Centro Studi Madre Rubatto.
2 Di alcune serie è stato mantenuto l’antico condizionamento. È il caso delle carpette che costituiscono le Cartelle personali delle prime Suore italiane, manufatte con la resistente carta azzurra di un famoso panificio-pasticceria di Genova.