Suor Maria Veronica Ponte, terza Madre generale

Suor Maria Veronica di Sant’Andrea (al secolo Maria Maddalena Ponte) nasce a Campo ligure, in provincia di Genova, da Andrea e Lucia Parodi, il 1° giugno del 1871.

Entra diciottenne fra le Terziarie Cappuccine di Loano vestendo l’abito religioso a Genova il 22 settembre 1889; ivi emette anche i Voti temporanei il 23 luglio 1893 e quelli perpetui il 16 settembre 1900.

Il 30 ottobre 1902 parte per la missione americana dove collabora con la Madre Fondatrice fino alla morte di quest’ultima, ricoprendo in seguito per vent’anni l’ufficio di Superiora nella casa di Belveder a Montevideo (dal 1905 al 1911); nel Collegio “san Francisco” di Buenos Aires (dal 1911 al 1917) e dal 1917 al 1922 ancora nel Collegio di “san José de la Providencia” di Belveder.

Nel Capitolo generale del 1919 viene eletta seconda Consigliera provinciale e nella “Radunanza triennale” del settembre 1922 Delegata provinciale per la Provincia americana; in quanto tale partecipa al VI Capitolo generale nell’agosto del 1925 durante il quale viene eletta Madre Generale.

     «(…) Come opere esterne del suo Generalato vanno ricordate l’erezione di un Collegio a Maldonado nella Repubblica dell’Uruguay; l’accettazione di un sanatorio a Cordoba nell’Argentina; i tre asili di Ponteranica, presso Bergamo, Pasturo e Corgeno, in diocesi di Milano, nonché l’assistenza e direzione in una clinica nella città di Ventimiglia» (ASCG sezione Suore, serie Cartelle personali: matr. 59).

Il suo mandato è il più breve nella storia dell’Istituto, infatti il 6 novembre 1927, dopo una settimana di malattia, scompare prematuramente durante un viaggio in cui stava inaugurando l’apertura di due asili in Lombardia.

Di lei, nella circolare necrologica, suor Maria Angelica Pisano, allora Vicaria generale, scrive tra l’altro:
     «(…) Teniamo presente la sua vita mortificata, dimentica di se stessa, studiosa per nascondere i sacrifici che quotidianamente doveva fare per compiere il proprio dovere; quell’umiltà profonda che ci ispirava tanta confidenza e quell’amore grande al nostro Istituto al quale con entusiasmo aveva consacrato la sua esistenza (…)» (ASCG serie Corrispondenza, I.1.1, 1927).